È stato assolto in appello e rimarrà nella Rems, una struttura di sicurezza per gli autori di un reato, dove verrà seguito nei suoi problemi, Vincenzo Capano, non ancora 30enne, che nel settembre 2020 uccise, strangolandola, la madre Francesca Mesiano, 53 anni, nell’appartamento di Breno dove vivevano.

Dopo l’assoluzione in primo grado, motivata dalla sua incapacità di intendere e volere, è arrivato venerdì l’identico verdetto anche dai giudici di appello. Per loro, così come per i periti del giudice delle indagini preliminari e del giudice dell’udienza preliminare, il 26enne non sapeva quello che stava facendo e non era in grado di governare i suoi impulsi.

Il giovane, assistito dall’avvocato Gerardo Milani, proseguirà il suo percorso nell’ex ospedale psichiatrico di Castiglione delle Stiviere, dove dovrà rimanere almeno fino al 2032.
All’epoca del delitto la situazione era molto complessa, per le condizioni in cui si trovavano sia il figlio che la madre, seguiti anche dai servizi sociali. Vincenzo, dopo aver strozzato la mamma, si era presentato nella caserma dei carabinieri di Breno spiegando che alla madre era successo qualcosa.

I carabinieri, una volta entrati nell’abitazione che i due dividevano a poca distanza dal municipio del paese camuno avevano trovato il corpo senza vita della donna, 53 anni e con problemi psichici. Il 26enne aveva poi raccontato al pm di turno quello che era successo intorno alle 17.30 di quel giorno: l’aveva strozzata e poi era rimasto seduto sul divano a vegliare il corpo per un paio d’ore prima di raggiungere la caserma. La pubblica accusa, nel corso del processo d’appello celebrato ieri aveva chiesto che per l’imputato fossero stabilite la seminfermità mentale e una condanna a 12 anni.

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