Mentre lo stato di degrado e di abbandono degli ex sanatori di Borno è lì da vedere, si consuma tra il Municipio di Borno e il Pirellone un botta e risposta.
Dopo la lettera di quest’estate, rimasta senza risposta, in cui il primo cittadino Vera Magnolini chiedeva il supporto della Regione, Maroni – sollecitato dallo stesso sindaco in occasione di un incontro faccia a faccia a Brescia nel corso della firma del protocollo per lo sviluppo della bassa Valcamonica – avrebbe assicurato che i fondi per intervenire sui sanatori ci sarebbero.
Ma il Comune deve, entro il 31 gennaio, presentare un progetto. Progetto che, al momento, non esiste, visto anche che l’area e gli immobili non sono di proprietà comunale, bensì dell’Asst di Valcamonica e della Provincia di Cremona.
Il sindaco non ha però intenzione di mollare e ha elaborato una proposta. Non un progetto, ma una strada ipotetica per tentare di uscire dall’impasse di questi decenni. Creatasi da quando i sanatori sono stati abbandonati, perché la tubercolosi, che lì si curava, è stata debellata grazie al vaccino.
L’idea a Borno è di impegnarsi tutti – prima che la Regione vada al voto – per stendere un protocollo d’intesa che faccia passare la proprietà nelle mani del Comune.