A Breno si sta procedendo con una costante e accurata salvaguardia del patrimonio pittorico custodito all’interno della chiesetta di Sant’Antonio, di proprietà comunale e sconsacrata, sotto l’egida della Sovrintendenza e per mano dell’abile restauratrice Elena Celeri.

In particolare si guarda alla tutela delle opere di Girolamo Romanino, affreschi del XVI secolo che il tempo e le errate procedure di conservazione hanno rovinato.

Dopo il restauro del 2020 – che ha riguardato parte degli intonaci delle pareti nord e sud del presbiterio, grazie alla generosità di Ines de Giuli, che ha finanziato la prima tranche di opere nel ricordo dei genitori Gianni (storico presidente dell’Ana) e Virginia – si è concluso di recente il secondo lotto realizzato con i fondi del Comune.

Si è resa necessaria la rimozione della malta moderna, responsabile del degrado delle pitture, per procedere al consolidamento. La sorpresa è stato il ritrovamento di intonaci più antichi, celati dalla malta, in particolare nella zona del pilastro sulla parete est, di epoca precedente a quelli del 1509, e di un disegno preparatorio del Romanino sul pilastro della parete sud ovest.

Ora l’Amministrazione ha presentato domanda su un bando regionale per ottenere i fondi per il terzo lotto, che prevede il restauro degli intonaci sotto il tetto, la sistemazione della copertura, del campanile con l’orologio e del pregiato portone d’ingresso in legno.

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