Dopo l’autopsia eseguita il 16 settembre, l’identificazione del cadavere rinvenuto all’interno di un’auto sui fondali del lago d’Iseo, a Tavernola, si fa sempre più difficile.
Il corpo che il 5 settembre scorso è stato riportato alla luce insieme alla Ford Fiesta dovrebbe appartenere all’intestatario dell’auto stessa, del quale non si sa più nulla dal 2004: Rosario Tilotta, allora 59enne, scomparso da Scanzorosciate.
Il cadavere, rimasto in acqua presumibilmente per 15 anni, si è presentato come solidificato: gli effetti della dislocazione sul fondale roccioso del lago, il contatto con batteri e componenti chimici, insieme alle basse temperature a quelle profondità, l’hanno come “pietrificato“.
Per questo le operazioni dell’esame autoptico sono risultate complesse, tanto da non rendere possibile l’utilizzo degli strumenti classici. I primi risultati diffusi dallo studio di Medicina legale di Milano escludono tracce di violenza, oppure evidenze che possano chiarire le cause della morte.
Oltre all’autopsia, si è provveduto al prelievo del materiale biologico necessario per un esame del Dna, ma non è certo che si possa arrivare a una ricostruzione del Dna. Così come sono stati prelevati altri campioni per ulteriori esami, anche tossicologici, ma gli inquirenti chiariscono che si dovrà procedere con vari step e che i tempi necessariamente si allungheranno. Tutti questi esami saranno utili a confermare o meno se il corpo appartiene a Rosario Tilotta.
Un ulteriore aiuto, anche per ricostruire le cause del decesso, si spera possa arrivare dalla perizia cinematica per ricostruire la traiettoria compiuta dalla Ford Fiesta prima di finire nel lago.
Infine la moglie di Tilotta, di origini albanesi e trasferitasi da anni in Montenegro, verrà chiamata in Italia per essere ascoltata dai carabinieri solo nel caso in cui venga accertato che il cadavere ripescato sia effettivamente quello di Rosario Tilotta.