Dopo la notizia che due delle figlie di Laura Ziliani ed il fidanzato della maggiore sono indagati per omicidio ed occultamento di cadavere, gli inquirenti hanno dovuto riprende il caso in mano da zero, alla luce di alcune dichiarazioni fatte dalle due donne da cui sono partite le ipotesi sulla scomparsa della 55enne ex vigilessa di Temù, di cui non si hanno notizie dall’8 maggio scorso.
Una svolta, nelle indagini, che è partita da alcune incongruenze nelle versioni dei fatti rilasciate alle Forze dell’Ordine dalle due figlie: l’ipotesi del suicidio è stata esclusa, dal momento che la Ziliani aveva programmato il 9 maggio un’escursione con le figlie ed aveva già pianificato con un’amica le proprie vacanze.
Ad aiutare a fare maggiore chiarezza potrebbero essere i telefoni ed i computer presenti nell’abitazione di Temù che la donna (ora residente a Brescia) raggiungeva ogni fine settimana, che ora i tecnici stanno analizzando: i primi accertamenti avrebbero dimostrato che il telefonino sarebbe stato spento venerdì 7 maggio, cosa che andrebbe a cozzare con la testimonianza di una delle figlie, che avrebbe detto di aver visto la madre la mattina dell’8 maggio al telefono.
Le analisi successive –che includeranno la visione delle telecamere di sorveglianza del paese- potrebbero fornire ulteriori indicazioni su chi si trovasse in casa in quei giorni e quando, cercando così di dare agli inquirenti le giuste indicazioni su come proseguire nelle indagini.