Da Temù a Brescia: si spostano le indagini su cosa sia accaduto a Laura Ziliani, in quello che è diventato un vero e proprio mistero. Dopo aver setacciato non solo tutta la zona dell’alta Vallecamonica che l’ex vigilessa 55enne era solita frequentare nelle sue escursioni, ma anche l’abitazione del Comune dell’alta Valle dove si recava nei fine settimana, gli inquirenti si sono spostati nell’appartamento del quartiere Pendolina, in città, dove la donna viveva durante la settimana.

Una routine, quella di Ziliani, composta dal lavoro feriale come dipendente comunale a Roncadelle e dalle passeggiate in montagna nel weekend, che si è interrotta l’8 maggio, quando di lei si sono perse le tracce. Nella cantina dell’abitazione cittadina i carabinieri, su mandato del sostituto procuratore, hanno rinvenuto il computer della donna, subito sequestrato per analizzarlo e capire se possa fornire indicazioni utili al caso.

Proprio in quella cantina, secondo le indagini, una decina di giorni dopo la scomparsa della donna, c’erano le due figlie ed il fidanzato della maggiore, ovvero i tre indagati per omicidio ed occultamento di cadavere; proprio le due figlie si trincerano dietro un “no comment”, così come la madre di Laura Ziliani e nonna delle ragazze.

Le indagini si spostano quindi in città, dove i vicini di casa della donna dubitano che possa aver compiuto un gesto estremo e ricordano Ziliani come una persona serena, che aveva già programmato un’escursione con le figlie per il 9 maggio.

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