Nei prossimi giorni la Procura di Brescia potrebbe tornare in carcere per provare a interrogare di nuovo le due sorelle Paola e Silvia Zani e Mirto Milani, che martedì, davanti al gip Alessandra Sabatucci, nel primo interrogatorio, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Sono accusati dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere di Laura Ziliani, madre delle due ragazze, 27 e 19 anni. Avrebbero agito per impossessarsi del consistente patrimonio immobiliare della donna.

I tre non si decidono a parlare, ma nel frattempo spuntano nuovi importanti elementi: nell’ordinanza di 38 pagine con cui sono stati arrestati la scorsa settimana si legge che il 16 maggio, all’indirizzo di posta elettronica della polizia locale dell’alta Vallecamonica, era arrivata una mail anonima in cui una persona non ancora identificata segnalava di aver visto qualcosa di determinante per le indagini, ma aggiungeva di essere stato pagato per non parlare.

Secondo quanto scritto dal testimone, proprio la mattina dell’8 maggio il “nostro vicino di casa ha preso sulle spalle una signora priva di sensi dalla loro macchina”, che l’anonimo il giorno seguente aveva appreso si trattasse “della signora Laura Ziliani”. Una mail senza firma – inviata da un account gmail attivato da un indirizzo Ip localizzato a Varese si pensa esclusivamente per rendere la testimonianza alle forze dell’ordine – in cui si precisa chiaramente: “Sono stato pagato per serbare il silenzio, ma sono pronto a negoziare un nuovo accordo”.

Gli accertamenti condotti dalle forze dell’ordine per identificare a chi facesse capo l’indirizzo di posta elettronica in questione non hanno dato alcun esito. Se la testimonianza corrisponde al vero, quella non sarebbe stata l’unica occasione in cui il “trio criminale” si è fatto scoprire in azione.

Il 23 maggio, si ricorderà, le ricerche della Ziliani ripartirono perché nei boschi di Temù venne ritrovata la scarpa destra che le ragazze riconobbero come quella della madre, ma due giorni dopo un residente, che dal suo balcone notò i movimenti sospetti di Paola e Mirto per strada recuperò anche la sinistra, nascosta dai due in un boschetto.

Ora resta da capire come i tre abbiano potuto trasportare il corpo della donna – che ancora non si sa dove sia stato tenuto nascosto – nei pressi dell’Oglio a Temù senza essere visti da nessuno e soprattutto tenendo conto del fatto che, già indagati da metà giugno, seppure a piede libero, erano sotto controllo. Potrebbe esserci un complice che li ha aiutati e chissà che potrebbe presto crescere il numero di persone indagate nell’inchiesta per l’omicidio di Laura Ziliani

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