L’ipotesi più accreditata rimane quella di sversamenti in seguito alle operazioni di spegnimento dell’incendio alla Valcart di Rogno.
Mercoledì l’Arpa ha effettuato la prima ricognizione ufficiale sulla foce del fiume Oglio, al confine tra i territori di Pisogne e Costa Volpino, nel lago d’Iseo, dove è stata avvistata e segnalata la presenza di una grossa chiazza nerastra.
La giornata di controlli si è svolta con il supporto dei Vigili del fuoco di Montisola che hanno messo a disposizione il loro battello, e dei carabinieri forestali di Pisogne.
La contaminazione delle acque sarebbe una conseguenza dell’incendio divampato alla vigilia di Pasqua nell’azienda di Rogno specializzata nel trattamento di rifiuti.
È questa l’ipotesi delle autorità sanitarie: le vasche di percolazione dove viene accumulata la parte fluida della fisiologica decomposizione degli scarti si sono riempite di acqua, solventi sostanze schiumogene impiegate dai Vigili del fuoco per soffocare le fiamme.
A un certo punto, nonostante le tempestive misure anti-inquinamento d’avanguardia messe in campo dalla società, c’è stata una tracimazione di fluidi che, attraverso la rete fognaria e i corsi d’acqua superficiali, per effetto del fenomeno dei vasi comunicanti, è finita sino all’area del depuratore di Costa Volpino. La sostanza inquinante ha continuato a defluire nell’Oglio prima e nel lago di Iseo poi.
Le operazioni di monitoraggio dovranno proseguire con l’ispezione delle canalizzazioni e dei corsi d’acqua che solcano i nove chilometri che separano Rogno dalla foce dell’Oglio, per verificare eventuali contaminazioni.
Forti le preoccupazioni per la fauna ittica del Sebino e del fiume, dopo il discioglimento della sostanza.