Un ruolo che non voleva ricoprire, ma che il destino (ed i colleghi) gli hanno imposto di accettare. Sandro Bonomelli, 71 anni, da venerdì scorso è per la terza volta alla guida della Comunità Montana, dopo le due esperienze maturate negli anni Novanta e negli anni Duemila. A pochi giorni dalla sua elezione, abbiamo raggiunto Bonomelli per sapere come lavorare l’ente comprensoriale, oggi più che mai alle prese con un’emergenza che chiede l’impegno di tutti.

L’intervista a Sandro Bonomelli

Presidente Bonomelli, nel discorso che ha tenuto venerdì sera al Centro Congressi di Boario ha citato due figure venute a mancare da poco: Walter Sala e Sandro Farisoglio, suo predecessore alla guida dell’ente. Sandro ha sempre avuto una visione ben chiara del futuro della Vallecamonica, che ha condiviso con tutti durante la sua presidenza: quanto ne sarà influenzato il suo terzo mandato?

“Peserà in modo puntuale e preciso. Era un programma ed una prospettiva che avevamo disegnato insieme. La cosa che mi addolora di più è che insieme ad altri amici avevamo individuato in Sandrino il futuro della nostra Valle. Per me raccogliere il suo testimone, come ‘padre spirituale’ e politico è sicuramente qualcosa che non avevo previsto. Ma so che lui e gli amici che con me hanno condiviso questo percorso mi aiuteranno nell’andare avanti. Nel proporre alla Valle una figura dinamica come quella di Sandro aveva concorso anche l’amico da sempre Walter Sala. Per quello ho voluto accomunare le due figure, richiamando poi anche una prospettiva futura nel ricordare i loro figli”.

Il neo presidente Bonomelli applaude dopo il filmato trasmesso in ricordo di Sandro Farisoglio

Ha anche sottolineato la situazione attuale che sta attraversando il nostro Paese, un’epidemia che avrà e sta già avendo ripercussioni sul tessuto economico e sociale anche della Vallecamonica. Si è anche complimentato con i sindaci per la loro tenacia: proprio i Comuni hanno lanciato degli appelli agli enti comprensoriali affinché non siano lasciati da soli. Come tradurrà questa richiesta?

“Ho detto che questa dovrà essere la Casa dei camuni, a maggiore ragione diventerà la Casa dei sindaci. In questo periodo ho avuto modo di condividere le problematiche affrontate dai sindaci, cosa che mi avvantaggia nella conoscenza della situazione. Mi sono sentito orgoglioso del loro atteggiamento: la Vallecamonica, al di là della politica, ha una classe di amministratori di altissimo livello, che hanno imparato che ci si può occupare del proprio territorio anche pensando in grande ed insieme. Non dovrò far altro che continuare ad ascoltare ed insieme a loro mettere a punto quale sarà la macchina per dare più risposte possibili, ovviamente nel limite del nostro spazio istituzionale”.

A proposito delle istituzioni, sarà fondamentale il dialogo con la Regione. L’ingresso della Lega in maggioranza favorirà i contatti con il Pirellone?

“Sicuramente sì, anche perché lo consideriamo il risultato di un percorso. Di fronte ad un’emergenza, si lasciano da parte i discorsi di natura partitica e politica e si cerca di concentrarsi su quello che deve essere il ruolo istituzionale. Tutti dovranno essere protagonisti”.

L’intervento di Bonomelli durante l’assemblea della Comunità Montana che lo ha eletto Presidente

Ci sono delle misura che ha già in mente di proporre?

“Bisognerà istituire un Comitato di crisi, che oltre al Consiglio direttivo vedrà la presenza dei capigruppo a livello comprensoriale, dei referenti socio-sanitari e qualche figura imprenditoriale, economica e del volontariato. L’attenzione in questa fase è su quello che il Governo e la Regione metteranno agli atti, fare una considerazione della ricaduta che avrà sul nostro territorio ed eventualmente supplire o integrare i punti deboli che tutti insieme riscontreremo. E’ importante il tempo: cominceremo già ad anticipare, ma è importante il tempo in cui questi provvedimenti della Regione e dello Stato arriveranno alla nostra attenzione”.

Due temi molto caldi in Valle sono la sanità e la gestione dell’acqua pubblica, a cui ha fatto cenno venerdì sera. La Vallecamonica cosa può fare, in questi ambiti, per fare sentire la propria voce?

“La strategia e la capacità che dovremo dimostrare è anche sul piano della progettualità, che deve tenere conto degli eventi attuali e di quello che vogliamo che la nostra Valle diventi. Per l’emergenza sanitaria ci saranno moltissimi fondi che saranno messi a disposizione dalla Comunità europea. Entro la fine dell’anno la Regione (essendo passati cinque anni) dovrà rivedere il suo piano strategico sulla sanità.

Rispetto a questo, noi abbiamo riscontrato che mentre la struttura ospedaliera ha risposto nel modo migliore possibile, il territorio ha avuto qualche carenza non dovuta agli operatori, ma perché con il tempo –senza dare colpe a nessuno- la sanità è stata in parte smantellata. La prima operazione che faremo sarà, con la Regione, vedere come sarà possibile migliorare la situazione ed essere pronti a qualsiasi emergenza futura. La sanità deve diventare non solo un’esigenza, ma anche un pregio.

Dovremo far diventare la Vallecamonica la ‘Valle della salute’, in cui saranno valorizzati l’ambiente, la Storia, la cultura, l’agricoltura di montagna, tenendo conto anche delle peculiarità ed esigenze che abbiamo nell’immediato, legate all’ambito dell’acqua, che deve essere gestita da noi ed alle derivazioni idroelettriche.

Tutto quello che ho detto sarà raccolto in un progetto strategico, che chiamo ‘progetto pilota della Montagna’, in cui una regione come la Lombardia dovrà avere un’attenzione anche verso chi vive e presidia la montagna. Non c’è una Valle, in tutta la Lombardia, che abbia le caratteristiche ideali per questo progetto come la Vallecamonica: ha i servizi associati, una nuova mentalità che le permette di ragionare unita… Può diventare un fiore all’occhiello della Regione. Servirà non solo per l’emergenza, ma anche per piantare qualche pianticella per il futuro dei nostri giovani. Un aspetto particolare l’avrà anche quello tecnologico, che favorirà magari anche un ritorno al lavoro là dove una volta i trasporti incidevano”.

La sede della Comunità Montana a Breno

Venerdì sera si è definito “un allenatore, non più un centravanti”, insistendo sull’idea di fare squadra superando le casacche politiche. Da “allenatore dei camuni” che messaggio si sente di rivolgere ai nostri ascoltatori?

“La speranza a volta ha bisogno di riflettere un po’, ma poi torna più forte di prima. Penso che uno dei compiti che devo avere è di far uscire da chi si occupa direttamente delle cose pubblica la loro parte migliore, ed amalgamarle tutte. Nessuno può avere la presunzione di sapere tutto e di non mettersi mai in discussione. Dobbiamo metterci tutti in discussione, verso la stessa direzione, e stabilendo che gli enti comprensoriali devono diventare la Casa di tutti i camuni, in cui imprenditori, chi ha difficoltà, le forze sociali, tutti devono vederci come punto di riferimento. Dobbiamo fare tutti un bagno di umiltà e dovremo tutti impegnarci a fare qualcosa in più. Sono sicuro che gli amministratori lo faranno e che anche tutti i camuni faranno qualcosa in più per la loro Valle”.

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