Un periodo difficile, legato alla pandemia, preceduto da mesi che già avevano lasciato trapelare vari problemi. Il gruppo L’Alco, che opera nella grande distribuzione e coordina più di 40 punti vendita Despar Eurospar Interspar e ingrosso Alta Sfera Cash&Carry nel nord Italia, sta vivendo da più di un anno una crisi, al punto che in molti dei supermercati di sua proprietà gli scaffali sono mezzi vuoti.
La trattativa tra i rappresentanti del gruppo L’Alco spa e i sindacati di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil sta proseguendo ma senza profitto: le tre sigle sindacali hanno confermato lo stato di agitazione di tutto il personale, a cui seguiranno altre iniziative ancora da definire. Questo perché al momento mancano garanzie sui pagamenti dei quasi 800 lavoratori, vale a dire stipendi arretrati e tredicesime e quattordicesime; non ci sono i tempi per avviare la cassa integrazione e nemmeno tutele per i 200 dipendenti dichiarati in esubero, e il compenso di 7mila euro offerto a chi lascerà volontariamente il suo posto di lavoro è considerato basso. Una trattativa che interessa anche centinaia di lavoratori bresciani e molti camuni, che operano all’Alta Sfera di Braone e nei supermercati del Sebino come il Despar di Lovere.
Una soluzione, forse l’unica, sarebbe cedere il gruppo. A tal proposito nelle ultime settimane si stanno rincorrendo le voci circa l’esistenza di un acquirente. A interessarsi di rilevare il gruppo L’Alco ci sarebbe infatti un primario gruppo bresciano.
La trattativa sulla cessione del ramo d’azienda è frenetica: il termine ultimo sarebbe stato fissato ai primi di febbraio, ma la negoziazione con i sindacati si sarebbe arenata, come scrivono in un comunicato le tre sigle: “Nessuna garanzia al momento è prevista in ordine alla paventata cessione/affitto delle aziende del gruppo, con evidenti ricadute sul futuro occupazionale di lavoratrici e lavoratori, che in tutto questo tempo non hanno fatto mancare la loro disponibilità nonostante le oggettive difficoltà che si sono trovati e che si trovano, ancora oggi, a vivere quotidianamente”. Per i sindacati “è venuto il momento di fare chiarezza su ogni aspetto della vertenza”.