A settembre erano stati arrestati e posti ai domiciliari con le accuse, a vario titolo, di tentata estorsione, sostituzione di persona, esercizio abusivo di una professione, truffa e lesioni personali. Ora, per le tre persone (S. D., 41enne di Bologna; F. P., 39enne di Terni e Y. T., 47enne di Ferrara) rimaste coinvolte nelle indagini scattate dopo la denuncia dei genitori di un bambino bresciano di due anni malato di tumore, la procura di Brescia ha chiesto il giudizio immediato: nei prossimi giorni sarà fissata la data per l’inizio del processo.
La denuncia era stata sporta ai Carabinieri della Compagnia di Breno dai genitori dopo che erano stati convinti che il proprio figlio poteva essere curato non con i metodi tradizionali, ma intraprendendo una presunta terapia sperimentale, effettuata a distanza e tramite un’apparecchiatura “Scio” situata in Messico e basata sulla fisica quantistica e sull’uso dei campi magnetici. La presunta terapia si era tenuta tra giugno e novembre del 2023 con tre sedute, in cui il bambino doveva semplicemente rimanere in casa, senza però ottenere miglioramenti delle condizioni di salute del figlio ma anzi, constatandone un peggioramento.
In alcuni messaggi, inviati dai tre arrestati ai genitori e agli atti, si sosteneva il contrario, ovvero che la terapia stava facendo effetto e che già alla prima seduta il tumore si stava “disgregando”. Ma non trovando miglioramenti effettivi, i genitori avevano deciso di interrompere la terapia e chiesto la restituzione dei soldi versati per i successivi trattamenti.
Davanti al mancato rimborso, la coppia si era rivolta alla trasmissione Striscia la Notizia, che aveva realizzato un servizio sulla vicenda. Proprio dopo la sua messa in onda uno dei tre imputati aveva raggiunto i genitori minacciandoli di diffondere notizie false su di loro se non avessero ritrattato e versato loro altri 10mila euro.