La lana è un materiale con tante potenzialità ma misconosciuto per ragioni soprattutto culturali e di mercato. I pastori non hanno più nessuno che la ritiri, la compri o la lavi conto terzi.

L’associazione PIR, Post Industriale Ruralità da 10 anni ormai si occupa di questa problematica e adesso, in collaborazione con il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali), sta conducendo un’indagine a livello nazionale (Qui il link per compilare il questionario) sulle problematiche legate all’uso della lana di pecora e sta sviluppando anche altri utili progetti per il settore.

Abbiamo contattato Francesca Conchieri dell’associazione PIR per parlarne.

Innanzitutto, quali sono state negli anni le iniziative promosse da PIR, che, lo ricordiamo, ha sede al Centro 3T delle ex Fornaci di Sellero.

“Abbiamo iniziato a lavorare su questa problematica nel 2012, all’inizio della nostra storia, per valorizzare e musealizzare dei beni di archeologia industriale del territorio. Studiando la storia della prima industrializzazione ci siamo resi conto che un capitolo molto importante erano le filiere rurali, che erano state interrotte con l’avvento delle produzioni industriali, perchè le famiglie venivano reinvestite nell’industria, soprattutto nell’idroelettrico, e sempre meno si occupavano di pastorizia e sempre meno si utilizzava la lana di pecora. Vale la pena di ricordare che la pecora bergamasca produce una lana adatta per l’imbottitura più che per la filatura e l’uso in abbigliamento perchè “spina”. “

Prosegue Conchieri: “Nel 2013 abbiamo iniziato a raccogliere e stoccare i velli in primavera e in autunno quando le pecore venivano tosate. Al tempo esisteva una manifattura nel bergamasco che le stoccava, ma solo in grandi quantità. Una volta che erano stati raccolti e lavati dovevamo dargli una chance, una prospettiva di tipo commerciale. Abbiamo così lanciato un’azione quasi artistica e di stampo provocatorio come la coltivazione in lana di pecora (foto): abbiamo avviato il promo orto idroponico, cioè senza terra, verticale. Tante le soddisfazioni: si può seminare prima e raccogliere fino a stagione inoltrata poichè la lana coibenta e protegge dalle gelate. Questo grande orto verticale si trova ancora oggi sospeso su una selle Tre Torri delle Fornaci. Tutti gli anni da giugno a settembre si può visitare nel pomeriggio”.

Per riuscire a intercettare gli addetti ai lavori e non solo avete lanciato un questionario. Chi può partecipare?

“Possono accedere tutte le persone che producono lana, allevano pecore sia a livello professionale che amatoriale, e tutti coloro che la lana la riutilizzano. Il questionario è promosso insieme al Crea e l’azione è stata condotta in partnership con la Cooperativa Filo e fibra e l’associazione Arte mani e idee.
L’idea è quella di riuscire a conoscere molto meglio la situazione attuale e tutte le realtà che hanno l’esigenza di mettersi in gioco. Non abbiamo più in zona lavaggi che lavano conto terzi la lana tosata, dopo la chiusura di quello di Gandino. Quello più vicino si trova a Prato. Il sondaggio vuol essere l’avvio di una strategia di uscita da questa problematica. L’alternativa è quella di regalare la lana a chi la raccoglie dall’estero (che presto ritireranno solo lana lavata) oppure smaltirla come rifiuto speciale (è considerata dall’UE alla stregua dei resti da macello)”.

Ora potrebbe profilarsi all’orizzonte un’ipotesi che potrebbe essere di grande aiuto al settore.  Di che cosa si tratta?

“Noi di PIR in Lombardia e Cooperativa Filo e Fibra in Toscana vogliamo strutturare alcune vie di raccolta della lana, in modo che un paio di volte all’anno passi un mezzo di una realtà impegnata nel sociale a raccogliere la lana e la conferisca al lavaggio. Questo significherebbe avere una buona massa di velli e fare un’azione che il Crea sostiene, ovvero integrare la lana di pecora in quelle produzioni che oggi utilizzano soprattutto plastica. Sono molte le possibilità di reinvestimento, anche interessanti”.

Chi volesse più informazioni può contattare l’Associazione Post Industriale Ruralità: scrivendo a centro3t@gmail.com oppure telefonando al 338 3853762.
Questa la pagina del sito internet di PIR http://www.postindustriale.it.
Radio Voce Camuna è media partner del progetto.

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