La sentenza di primo grado del processo penale del tribunale di Como ha confermato l’impianto accusatorio relativo all’infortunio mortale di Zyber Curri, originario del Kosovo e residente a Edolo, avvenuto il 12 dicembre 2018 in Val Cavargna durante i lavori di costruzione di una centrale idroelettrica. Per lunghi mesi il 48enne è stato un “operaio fantasma”, data l’impossibilità di riuscire a stabilire la ditta per cui effettivamente lavorava.

I quattro imputati, che hanno scelto il rito abbreviato, sono stati condannati giovedì 29 settembre rispettivamente a: 2 anni e 8 mesi – Livio Bellottini -, 1 anno e 4 mesi – Maria Teresa Bellottini (azienda Edilnova s.r.l impresa di Teglio Sondrio esecutrice dei lavori) -, 2 anni – Carlo Graneroli (coordinatore della sicurezza) – e 1 anno e 8 mesi – Gabriele Andreoli (titolare della Andreoli Costruzioni srl di Milano impresa affidataria dei lavori).

Il giudice ha riconosciuto un risarcimento per il danno d’immagine alla Fillea di Como e alla Fillea Lombardia che, costituite parti civili a fianco dei famigliari di Curri, con i loro legali, hanno sostenuto l’impianto accusatorio. Inoltre il giudice ha definito i risarcimenti civili agli eredi confermando nella sostanza le richieste delle parti civili.

Le responsabilità penali sono state definite in coerenza sia con quanto sostenuto dall’accusa che dalle parti civili, con pene anche più aspre di quelle richieste dal Pubblico Ministero. Esse si sono contrapposte a quanto affermato dagli imputati, secondo i quali: Zyber Curri lavorava nel cantiere (anche se nessuna azienda aveva riconosciuto il suo rapporto di lavoro), ma non doveva trovarsi nella zona del cantiere da cui è precipitato. Questa sentenza parla del modello di impresa edile che ha destrutturato i rapporti di lavoro fino a rendere confusi gli ultimi anelli della catena dei sub appalti.

Il processo penale si completerà con le prossime udienze in rito ordinario nei confronti dell’imputato Giuseppe Argentieri, titolare di Hera srl. Fillea Lombardia, Fillea Como e Fillea Valle Camonica alla notizoa delle condanne hanno espresso solidarietà e vicinanza ai famigliari di Zyber Curri. Coscienti che nessuno potrà ridare a lui la vita, ritengono che la sentenza di primo grado abbia fatto chiarezza e giustizia rispetto ad una morte sul lavoro in un contesto estremamente complicato per la dinamica deregolamentata del cantiere.

Una svolta che la moglie e i quattro figli dell’uomo attendevano da tempo. Stando a quanti raccontò la primogenita del 48enne subito dopo la tragedia, 4 anni fa, nessuno si preoccupò di avvisarli del decesso del padre: solo un suo ex collega, in tarda serata, comunicò loro l’accaduto.

Dai sindacati Fillea viene inoltre ribadito che è urgente il varo della legge regionale che preveda la timbratura dell’orario di lavoro in cantiere per far corrispondere le ore lavorate con quelle denunciate in Cassa Edile. Inoltre si chiede che venga istituito, nell’ordinamento giuridico, il reato di omicidio sul lavoro. “Serve un’intensificazione dei controlli da parte degli enti preposti per contrastare le evidenti irregolarità di molti cantieri”, affermano i sindacati.

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