Che il ghiacciaio dell’Adamello sia in estinzione è una triste realtà di cui, anno dopo anno, siamo tutti testimoni. La conferma dei cambiamenti che stanno stravolgendo il ghiacciaio, vittima eccellente dell’innalzamento delle temperature e della crisi climatica, è giunta anche da “Climbing for Climate”, l’iniziativa voluta dagli atenei della Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile con Legambiente, il Comitato Glaciologico Italiano ed il Cai.
La quinta edizione ha visto, sabato scorso, ricercatori e studenti dell’Università di Brescia, insieme ai delegati dei Cai di Brescia e di Pisogne, raggiungere il ghiacciaio, sulla fascia del Mandrone, per installare la strumentazione del progetto “Un suono in estinzione”, promosso da Sergio Maggioni, ricercatore e sound artist camuno che da tre anni sta registrando i suoni del ghiacciaio catturando quella che potrebbe sembrare, tra nuovi ruscelli e distacchi improvvisi, una vera e propria agonia.
Domenica, invece, una conferenza stampa ha illustrato gli ultimi dati raccolti. Dati che prevedono entro la fine del secolo (o nella prima parte del prossimo) la sparizione del ghiacciaio dell’Adamello, che già in dieci anni si è ridotto dell’11%, passando dai 15,7 chilometri quadrati del 2007 ai 13,1 del 2022.
Un segno tangibile di quanto sta accadendo è anche un lago, formatosi solo due anni fa, ribattezzato “lago nuovissimo”. Il progetto di “Climbing for Climate” non punta solo a fornire i dati del ritiro del ghiacciaio, ma vuole soprattutto sensibilizzare persone comuni ed istituzioni ad agire prima che sia troppo tardi.
Tra le proposte avanzate, quella di applicare gli accordi di Parigi del 2015, che prevedono politiche ed interventi di riduzione dei gas serra, a cominciare da quelli dei combustibili fossili, e per limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2° rispetto ai livelli preindustriali.