Non sono pochi i Comuni bresciani che, ad oggi, hanno applicato sul proprio territorio l’imposta di soggiorno, vale a dire quell’extra di qualche euro che viene chiesto a chiunque soggiorni nelle strutture ricettive, a condizione che quanto ricavato sia utilizzato dalle Amministrazioni solo per opere legate al turismo, alla manutenzione del territorio o per i servizi pubblici.
Su 205 Comuni in provincia di Brescia, ad applicarla sono 51, ovvero il 25,5%. Di questi, tredici si trovano in Vallecamonica: sono Artogne, Borno, Breno, Capo di Ponte, Darfo Boario Terme, Incudine, Monno, Pisogne, Pontedilegno, Temù, Vezza d’Oglio e Vione; sul Sebino bresciano, invece, da segnalare Iseo, Marone, Provaglio d’Iseo, Sale Marasino, Sulzano e Zone, mentre a Monte Isola si applica la “sorella” imposta di sbarco.
Di questi Comuni citati, alcuni hanno applicato l’imposta di soggiorno (tornata in vigore dal 2009, vent’anni dopo la sua abolizione) già da tempo, come le località dell’Alta Vallecamonica, e poi Darfo Boario Terme (che l’ha ritoccata al rialzo nei mesi scorsi) per la loro spiccata vocazione turistica.
Più di recente, l’imposta di soggiorno è stata applicata a Capo di Ponte, a Breno (l’approvazione risale al mese scorso, ma entrerà in vigore dal 1° giugno) e Zone, che l’ha introdotta a fine febbraio, con decorrenza dal 1° aprile.
Ma chi ci guadagna di più? Indubbiamente, l’imposta di soggiorno fa bene all’Alta Vallecamonica: a Pontedilegno nel 2023 sono stati incassati più di 500mila euro, a Temù 83mila. Ma a prescindere da quanto possa portare nelle proprie casse, i Comuni che la applicano ci vedono un’opportunità di trovare fondi utili per intervenire sul proprio territorio in un periodo in cui i fondi sono sempre risicati.