C’è anche un camuno tra le dieci persone raggiunte, nella mattinata di lunedì, da un provvedimento di custodia cautelare da parte del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brescia e della Compagnia di Rovato, sotto il coordinamento della Procura di Brescia.
Roberto De Pedro, 40enne nato a Breno, è tra le sei persone che sono state condotte in carcere (le altre quattro, invece, sono ai domiciliari). Le persone coinvolte sono indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all’emissione ed all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. In particolare, a casa dei genitori del brenese, gli uomini della Guardia di Finanza avrebbero trovato un milione di euro in contanti.
Il gruppo avrebbe dato vita a 32 cartiere, di cui undici italiane e ventuno straniere, per generare fatture inesistenti; a capo i fratelli bresciani Massimiliano e Federico Borghesi, anche loro in carcere. In totale, sarebbero state emesse fatture per 160 milioni di euro, di cui oltre 26 milioni di Iva evasa. In totale di indagati sono ottanta persone e 48 entità giuridiche, ventuno delle quali straniere. I bresciani in carcere sono quattro: oltre a De Pedro ed ai fratelli Borghesi, anche Claudio Romellini.