Uno scavo nella zona del Corno, nel Parco Archeologico Comunale di Seradina-Bedolina, durato un anno e mezzo, promosso e condotto sul campo dalla Soprintendenza archeologia Belle Arti paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, con il coordinamento dei funzionari Serena Solano e Cristina Longhi, ha portato a significativi rinvenimenti che hanno permesso di avere conferma di ciò che già la letteratura e precedenti indagini del Centro Camuno di Studi Preistorici negli anni ’80 avevano appurato.

Vale a dire che a Cemmo, almeno 4mila anni fa, c’era una struttura dedicata alla fusione e lavorazione del metallo. Nel corso della conferenza “Di ferro e di fuoco” tenutasi il 30 ottobre a Casa Zitti a Cemmo Alberto Marretta, direttore scientifico del Parco, Paolo Rondini, del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Pavia e Serena Solano, della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, hanno presentato la novità, sottolineando la rilevanza di una tale testimonianza sia nel contesto della Vallecamonica che per l’intero arco alpino.

Nell’ambito delle incisioni rupestri è infatti rarissimo avere una stratigrafia archeologica. Trovarsi di fronte a quello che per gli antichi era un forno fusorio, seppur utilizzato per poco tempo, apre nuovi scenari che spingono gli studiosi ad indagare sugli insediamenti dell’età del bronzo, vale a dire parecchi secoli prima dell’”esplosione” dei segni sulle rocce, che parte dall’età del ferro. Lo scavo dopo le opportune perizie è stato chiuso, ma la Soprintendenza e la direzione del Parco stanno cercando una modalità condivisa per poter valorizzare la significativa scoperta, un eccezionale contesto di studio tra reperti materiali e arte rupestre.

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