Un’insegna, provocatoria secondo i suoi ideatori, ha destato polemiche e costretto le Forze dell’Ordine ad intervenire. Ancora una volta, al centro della questione c’è il certificato verde che permette di accedere nei luoghi pubblici e che da quasi un mese è diventato obbligatorio anche nei posti di lavoro.

All’ingresso di un pub di Iseo, nei giorni scorsi, è comparsa la scritta “Il Green Pass rende liberi, dal 1940”: un riferimento neanche troppo velato all’agghiacciante scritta che campeggiava all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz.

L’insegna non è affatto passata inosservata: l’immagine, diffusa sui social network, è arrivata anche ad Andrea Scanzi, che sul suo profilo oltre a condannare il gesto ha anche scritto di sapere per certo che l’Amministrazione comunale e le Forze dell’ordine fossero a conoscenza di quell’insegna, senza però intervenire.

Una versione che contrasta con quella fornita da Cristian Quetti, vicesindaco di Iseo, che ammette che il Comune non ne era al corrente, e di aver sollecitato le Forze dell’ordine ad intervenire appena saputo, sabato pomeriggio.

L’insegna è stata quindi rimossa, ma i gestori del locale hanno risposto sempre via social alle critiche ricevute: “Abbiamo scritto una frase sicuramente forte e tagliente. Lo abbiamo fatto volontariamente per istillare un dubbio all’imposizione del Green Pass”, si legge.

I proprietari assicurano di non avere avuto l’intenzione di offendere nessuno, e garantiscono che chiunque lavori nel locale o si è vaccinato o si sottopone a tampone ogni 48 ore; l’insegna, secondo loro, serviva ad “attivare almeno una riflessione e suscitare un pensiero critico”.

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