Udienza preliminare, in tribunale a Brescia, per cinque imputati, chiamati a rispondere di varie accuse, tutte originate dalla vendita di una vettura. I fatti sono avvenuti in Vallecamonica nei mesi scorsi: in aula è stato stabilito che i cinque saranno processati con rito abbreviato.

L’acquirente, un concessionario di Capo di Ponte, si è costituito parte civile: i guai sono iniziati subito dopo l’acquisto di una Volkswagen Golf. Chi gliel’aveva venduta ha chiesto di poterla guidare un’ultima volta mentre era riaccompagnato a casa.

Ha portato invece l’acquirente in una zona isolata, ad Esine, intimandolo di scendere, gettare il portafoglio ed il telefono, sotto la minaccia di un coltello. Quindi l’ha costretto a mettersi alla guida dell’auto e ad accompagnarlo a Capo di Ponte; poi l’ha obbligato ad abbandonare l’auto e se n’è impossessato.

Prima di andarsene, però, si è assicurato che la vittima del furto non chiamasse i carabinieri, minacciando di fare del male alla sua famiglia. A tutto questo, nella ricostruzione accusatoria, si aggiungono le minacce per ottenere denaro in cambio della restituzione dell’auto.

In questo caso il reato sarebbe stato compiuto con un’altra persona che si era presentata come un meridionale, socio di chi aveva venduto la Golf. Il nuovo arrivato aveva poi spiegato che tutto andava risolto senza l’intervento dei carabinieri.

Tra gli imputati figurano altre tre persone. C’è chi deve rispondere di aver incolpato falsamente la vittima di truffa e usura. Accuse formalizzate in una denuncia ai carabinieri. Tutto sarà valutato a processo.

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