La ricostruzione degli istanti che hanno portato all’uccisione di Laura Ziliani è agli atti dell’inchiesta coordinata dal pm Caty Bressanelli. A fornirla è stato il cosiddetto “Trio criminale”, composto da Paola e Silvia Zani, figlie della vittima, di 28 e 20 anni, e Mirto Milani, 28enne fidanzato della maggiore. Le loro confessioni sono arrivate a più di un anno dal delitto. Tutti e tre hanno fornito praticamente la stessa versione nel corso dei lunghi interrogatori in carcere a cui sono stati sottoposti tra martedì e giovedì.

La sera del 7 maggio 2021, nell’abitazione di via Ballardini, a Temù, hanno preparato a Laura una tisana con dentro benzodiazepine, potente anestetico. A procurarsi la sostanza sarebbe stata Silvia. La mamma 55enne bevendola si è addormentata profondamente: a quel punto i tre le hanno messo un sacchetto di plastica in testa e hanno cercato di strangolarla con una fettuccia in velcro. Ma la donna respirava ancora e Silvia e Mirto hanno così deciso di stringerle le mani attorno al collo.

La ex vigilessa di Temù è morta così. Lo hanno affermato tutti e tre, in carcere dal 24 settembre scorso con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Perché una volta compiuto l’omicidio, i ragazzi hanno caricato il corpo esanime in auto e l’hanno nascosto tra la vegetazione, sempre a Temù, nei pressi dell’Oglio, dove è rimasto occultato per tre mesi: da maggio fino ad agosto, quando in seguito alla piena del fiume il corpo è venuto alla luce.

Ma c’è anche un’ampia premeditazione e pianificazione del gesto: i tre avrebbero confessato di aver tentato il piano criminale già a metà aprile. Anche in quel caso Laura Ziliani era stata stordita con alcuni farmaci diluiti in una tisana bevuta al termine di una cena fatta tutti insieme a Temù. Allora però Mirto Milani si sarebbe tirato indietro. Mirto agli inquirenti ha raccontato di avere poi assecondato il piano per amore. Dopo il lungo interrogatorio il ragazzo ha manifestato l’intenzione di togliersi la vita e per questo dal carcere di Canton Mombello è stato trasferito in ospedale.

Quanto alle sorelle Zani, avrebbero dichiarato di aver ucciso la mamma per troncare per sempre un rapporto divenuto molto teso, quasi impossibile. Per il gip i motivi che le hanno spinte a tanto resterebbero di natura economica: alle ragazze interessavano i soldi della donna, che, oltre allo stipendio come dipendente comunale a Roncadelle percepiva pensione di reversibilità del marito (era vedova dal 2012) e pensione di invalidità per la terza figlia con problemi, cui si aggiungevano gli appartamenti di proprietà e il denaro derivante dalle locazioni di essi.

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