La comunità di Temù, nelle ore successive alla svolta nelle indagini sulla di Laura Ziliani che ha portato all’arresto delle figlie Silvia e Paola e di Mirto Milani (compagno della maggiore) con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla relazione di parentela e di occultamento di cadavere, resta nel silenzio.
Il paese dell’Alta Vallecamonica ha salutato i villeggianti estivi che, nei mesi scorsi, ha seguito con curiosità ed apprensione l’evolversi delle indagini, ed ora spera che la vicenda possa definitivamente concludersi. La notizia dell’arresto ha iniziato a girare da subito a Temù, dove i residenti –che in questi mesi si sono limitati a pochi commenti- non sono rimasti particolarmente colpiti dall’arresto, consapevoli che questo era l’unico finale possibile.
“Ero certo che sarebbe finita così”, ha commentato al Bresciaoggi Giuseppe Pasina, sindaco di Temù, che già quando fu ritrovato il corpo di Ziliani, l’8 agosto scorso, aveva mostrato perplessità su altre piste che non portassero a questo esito.
Emergono, intanto, nuovi dettagli dalle indagini: gli atti riportano di un tentativo di avvelenamento di Ziliani già ad aprile, con una tisana. Gli esami tossicologici sul cadavere rivelarono la presenza nell’organismo di farmaci contenenti bromazepan, “potenzialmente idoneo a compromettere le capacità di difesa rispetto ad insulti lesivi esterni”.
Secondo il comandante dei carabinieri di Breno, Filiberto Rosano, il corpo sarebbe “stato tenuto in un luogo diverso da dove è stato trovato”: da qui si è fatta strada l’ipotesi che i tre arrestati avrebbero cercato di depistare le indagini, nascondendo il telefono della vittima –poi ritrovato nella cantina dell’abitazione di Temù-, vendendo i propri e soprattutto lasciando nei boschi di Temù la scarpa poi ritrovata a fine maggio nel letto del torrente Fiumeclo.
Un testimone aveva segnalato di aver visto, poco prima del suo rinvenimento, una coppia aggirarsi in zona e, di fronte all’immagine di Milani, lo ha riconosciuto. A questo gli inquirenti hanno aggiunto una serie di contraddizioni e le parole della signora Marisa, madre di Ziliani, che con i carabinieri ha sostenuto che la figlia non si era persa nel bosco, riferendo anche di alcune liti con le figlie sulla gestione del patrimonio familiare.