Esattamente un anno fa, l’8 agosto 2021, veniva rinvenuto il cadavere di Laura Ziliani. Dopo quattro mesi di vane ricerche, un passante lo avvistò per caso, sul greto del fiume Oglio a Temù.

Quelle ricerche erano state fatte partire proprio dagli assassini di Laura, ex vigilessa 56enne: le sue figlie, Paola e Silvia Zani, insieme al fidanzato di una di loro, Mirto Milani, l’8 maggio dello stesso anno dissero alle forze dell’ordine che la donna era scomparsa durante una passeggiata in montagna.

Invece l’avevano uccisa, probabilmente per questioni economiche, la sera prima, con un mix di benzodiazepine e soffocata nel sonno con un cuscino. Il piano era stato studiato nei dettagli, fino alla sepoltura nel luogo stesso in cui fu ritrovata ad agosto.

Il trio criminale, finito in carcere, non ha mai confessato finché non si è trovato costretto, ormai un anno dopo il delitto. L’impianto accusatorio nei confronti dei tre giovani assassini è stato ricostruito tassello dopo tassello dagli inquirenti, che non hanno mai creduto alle loro versioni, e poi confermato dalle, seppur tardive, confessioni. Sono accusati di concorso in omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere. In autunno, il 27 ottobre, per loro inizierà il processo davanti alla prima sezione penale della corte d’Assise di brescia.

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