Sacerdote, Cappellano militare, ribelle per amore, prete degli sfrattati, parroco, cittadino esemplare. Così viene presentato don Giacomo Vender sulla copertina del libro “Animo, Animo!” curato dal giornalista bresciano Luciano Costa, che verrà presentato a ridosso dell’anniversario della morte, avvenuta quando aveva 65 anni, il 28 giugno 1974, a Ceratello, frazione di Costa Volpino.

Lovere celebra così uno dei suoi figli prediletti: oltre all’autore del volume, venerdì 25 nella Basilica di Santa Maria in Valvendra alle 20:45, ricorderanno don Giacomo il sindaco Alex Pennacchio, il parroco don Alessandro Camadini e la presidente del Rotary Club Lovere-Iseo-Breno, promotore dell’iniziativa, Nicoletta Castellani. Dialogheranno con Luciano Costa anche Mario Taccolini, professore e docente di storia all’Università Cattolica e mons. Giacomo Canobbio, teologo e studioso, che la lezione sociale di don Giacomo l’ha vissuta prima come seminarista e poi, dal 1970, come presbitero della Diocesi bresciana.

Ricordare don Vender – ha detto il sindaco Pennacchio presentando l’iniziativa – significa mettere al centro dell’attenzione la vita straordinaria di un cittadino che la sua vita di prete l’ha messa a disposizione del bene comune, dell’umanità sofferente e del diritto di tutti a vivere non da sfrattati ma da abitanti”.

“Riceviamo testimonianza di un’esistenza autenticamente cristiana, che ci permette di riconoscere il coraggio derivante dalla fede, quello che accende nell’animo umano il coraggio per ardimentose battaglie, per reazioni alle sopraffazioni e ingiustizie” ricorda don Alessandro Camadini, facendo riferimento alle azioni di don Vender: da cappellano militare seguì il reggimento prima a Trieste e successivamente in Croazia, in Grecia, Piemonte e Francia dando coraggiosi esempi di generosità e di impegno sacerdotale. Dopo l’8 settembre rientrò a Brescia e si impegnò ad aiutare i militari sbandati, gli ebrei e i perseguitati politici, ma soprattutto assunse l’assistenza religiosa dei nuclei partigiani del monte Guglielmo. A Brescia venne ribattezzato il prete degli sfrattati perché, da curato della parrocchia cittadina, si dedicò agli sfrattati del quartiere demolito per costruire Piazza della Vittoria.

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