Blitz all’alba di venerdì da parte della Guardia di Finanza di Brescia, che ha eseguito un sequestro patrimoniale di 5,8 milioni di euro, tra beni mobili ed immobili, nei confronti di Gezim Sallaku, imprenditore albanese da anni di casa sul Sebino, che fu anche patron del Darfo calcio.
Sallaku ha diversi precedenti penali ed è ritenuto dalle forze dell’ordine di pericolosità qualificata. Le Fiamme Gialle sono intervenute nelle proprietà del 51enne con l’ausilio di unità cinofile specializzate nella ricerca di denaro contante e hanno dato esecuzione, oltre che ai sequestri, a una misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.
La notevole sproporzione tra il tenore di vita di Sallaku e i redditi che lo stesso dichiarava al Fisco hanno fatto scattare una serie di accertamenti di natura economico-patrimoniale e reddituale.
Parallelamente la polizia giudiziaria sta eseguendo perquisizioni domiciliari e locali per l’ipotesi di trasferimento fraudolento di valori e notificherà avvisi di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 69 persone accusate di traffico internazionale di sostanze stupefacenti e di riciclaggio. Questo, scrive nel comunicato la Guardia di Finanza di Brescia “in relazione a procedimenti penali coordinati da questa Procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia – che vedono coinvolta, in qualità di indagata, la persona interessata dalle misure di prevenzione”, ovvero Gezim Sallaku. “I provvedimenti sono stati emessi sulla scorta degli elementi probatori allo stato acquisiti pertanto, in attesa della definitività dei giudizi, sussiste la presunzione di innocenza” è la precisazione finale della nota.
L’imprenditore è già stato, negli ultimi 7 anni almeno, al centro di diverse vicende giudiziarie. Lo scorso febbraio era stato espulso perché irregolare e “socialmente pericoloso” per via dei numerosi precedenti penali. Ma due mesi dopo la Corte d’appello aveva accolto il ricorso contro il verdetto del tribunale dei Minori che gli negava un permesso di soggiorno per la cura del figlio 17enne.