L’intera comunità di Montecchio di Darfo, in queste ore, si sta stringendo intorno alla famiglia di Sandra Bianchi, la 26enne morta nel tragico incidente avvenuto lunedì mattina sul Gran Zebrù, che divide le province di Sondrio e Bolzano.

Sandra, a Montecchio, ci era nata e cresciuta, insieme al padre, ai fratelli Luca e Dario, ed alla sorella Erika. Per un breve periodo si era spostata nella Bergamasca, ma poi era rientrata in Vallecamonica, dove lavorava, presso la Piadineria del Centro Commerciale Adamello.

Per Montecchio, Sandra si era mobilitata insieme ai Los Chicos Buenos, nelle attività di miglioramento del territorio all’insegna del rispetto dell’ambiente. E stare all’aria aperta era la sua passione: Sandra conosceva bene la montagna, che era solita frequentare durante le sue numerose escursioni.

Così aveva fatto lunedì quando, in piena notte, si era messa in cammino con l’amico Bruno Fontana -anche lui di Darfo-, per raggiungere la cima: intorno alle ore 08:30, all’uscita del Canale di Pale Rosse, poco prima di arrivare alla Cresta di Solda, i due in un momento di pausa e di preparazione prima di affrontarla.

Sandra Bianchi, stando alla testimonianza del suo compagno di cordata, recuperato poco dopo sotto shock, avrebbe perso l’equilibrio, forse inciampando, facendo un volo di 600 metri. Lanciato l’allarme dal suo amico, i soccorsi purtroppo non hanno potuto fare niente: il corpo è stato ritrovato dal Soccorso Alpino sul versante valtellinese del Gran Zebrù, nella zona di Valfurva Alta. La salma è stata portata a Bolzano, dove i genitori Luciano e Claudia Iannucci, nel pomeriggio, si sono recati per il riconoscimento.

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