Una signora camuna, Lucia Baffelli, che a inizio febbraio ha vissuto un lutto in famiglia, ha inviato nei giorni scorsi una lettera alla direzione generale dell’ASST Valcamonica. La lettera è stata inviata anche nelle redazioni dei giornali, e il Corriere della Sera l’ha pubblicata domenica.

Ecco cosa scrive: “Mia madre è morta il 5 febbraio durante la degenza in ospedale, dove è stata contagiata dal coronavirus. Alla luce della mia drammatica esperienza penso che sia opportuno affrontare il tema della solitudine dei pazienti ricoverati, privati delle visite dei propri cari a causa delle restrizioni”.

La lettera di Lucia Baffelli, che abita a Malegno, è stata condivisa e letta anche sui social e commentata con empatia. Si evidenziano, nello scritto, alcune priorità che si contrappongono: tutelare la salute dei ricoverati in ospedale, alcuni dei quali in fase terminale, oppure dare più importanza agli affetti e al supporto psicologico che la famiglia può dare a un malato?

“La scelta effettuata nei mesi passati e che tuttora si ripropone, è carica di sofferenza sia per la persona ricoverata, sia per i congiunti” è lo sfogo contenuto nella lettera, che sottolinea che al dolore per la perdita si aggiunge il dramma di non aver potuto accompagnare e assistere la persona amata, l’impossibilità di una elaborazione del lutto e di vedere la salma.

“La lesione degli affetti e le limitazioni delle libertà, vengono considerati il male minore”, commenta Baffelli, “ma ora, dopo quasi un anno di pandemia, abbiamo il dovere di far fronte anche alla riduzione del male minore”. Ed ecco la richiesta: prevedere parametri oggettivi che permettano la visita di almeno un familiare. In caso di peggioramento, garantire la presenza di una persona cara. Tutto ciò per contrastare la solitudine dei pazienti e limitare i rimpianti di chi resta.

Un tema che viene sollevato dopo un anno di lutti, se si pensa che il bilancio di Ats della Montagna ad oggi parla di 269 persone morte per il covid in Vallecamonica. E tante di loro non hanno potuto ricevere il giusto accudimento e un ultimo saluto: per decreto del presidente del Consiglio dei ministri le visite dei parenti dei degenti all’interno dei presidi ospedalieri sono da tempo vietate, per garantire l’incolumità e la massima sicurezza dei pazienti, oltre che di chi entra in ospedale.

La risposta dell’Asst nell’ultimo comunicato stampa diffuso venerdì: “Si rammenta all’utenza che, in ossequio alla normativa vigente, continua la sospesione delle visite dei parenti dei degenti all’interno dei Presidi Ospedalieri. La Direzione Strategica dell’ASST è conscia di quanto queste norme possano determinare un sacrificio dal punto di vista della vicinanza e dell’assistenza ai propri cari, tuttavia si appella alla comprensione della popolazione, chiamata a questo ulteriore sforzo, per il bene e la sicurezza di tutti, assicurando, tramite i sanitari, opportuni contatti con i congiunti”.

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