Un progetto avvolto nel mistero, ma che proprio per questo è ancora più affascinante: a Capo di Ponte, domenica, si inaugura il Metaparco di Seradina e Bedolina, un’idea che in questi anni è maturata nelle menti di Elisa Salvetti (Responsabile dell’Ufficio Turistico di Capo di Ponte) ed Alberto Marretta (direttore del Parco) e che finalmente ha trovato concretezza grazie dal bando del Distretto Culturale “Il nuovo racconto nella Valle dei Segni”, di cui è uno dei vincitori.

Ed in effetti, il Metaparco è davvero un nuovo modo di raccontare l’arte rupestre, ribaltando alcuni concetti ed offrendo una visuale che offre più domande che risposte e che, quindi, costringe i visitatori ad una riflessione inedita su ciò a cui sta assistendo.

A poche ore dall’inaugurazione del Metaparco (prevista per domenica con un doppio evento: per partecipare è necessaria la prenotazione via mail ad agenzia.capodiponte@gmail.com) abbiamo provato a farci dare qualche indizio in più da Salvetti.

Innanzitutto, come si potrebbe definire in poche parole il Metaparco?

“L’idea del metaparco non è semplice da definire. Potremmo dire che è un parco allo specchio, riflette su se stesso, prende le narrazioni consuete dei parchi ed apre a nuovi sguardi, facendosi delle domande. Di solito i musei ed i parchi raccontano una storia: il metaparco si fa delle domande su quella storia”.

Un nuovo modo di raccontare l’arte rupestre, dunque: ma come sarà composto?

“Non possiamo svelare troppo, ma posso dire che è un progetto di ampio respiro che ha diversi obiettivi. Quello che presentiamo il 18 luglio è il primo passo. Alla base c’è la volonta di proporre il parco di Seradina e Bedolina come apripista di un nuovo modo di osservare, vivere e riflettere non solo sull’arte rupestre ma su come si presenta a chi la vuole conoscere”.

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Nell’elaborare questo progetto, totalmente inedito per la Vallecamonica, c’è stato un qualche “precedente” a cui avete fatto riferimento o a cui vi siete ispirati?

“Non so se ci sono dei precedenti, sinceramente, ma sicuramente ci sono delle ispirazioni. Penso che l’idea sia stata ispirata da tutto ciò con cui siamo entrati in contatto in questi anni, le nostre biografie, l’attività nel parco. Quindi gli incontri che abbiamo fatto, quello che abbiamo letto, le esperienze che abbiamo fatto: è il risultato di tante connessioni diverse”.

Importante il fatto che sia stato finanziato dal Distretto Culturale di Vallecamonica all’interno del bando del Nuovo Racconto della Valle dei Segni: ma l’idea di un meta-parco come si pone in relazione alle altre realtà culturali presenti sul territorio, ci sarà secondo te in futuro possibilità di espandere il progetto su altri luoghi della cultura camuna?

“Assolutamente sì! E’ una speranza ed obiettivo a lungo termine del metaparco. Non proponiamo tanto nuovi contenuti, ma nuovi sguardi. Non ci sono dei “cosa”, ma dei “come”, delle modalità diverse di guardare e riflettere l’arte rupestre. Nuovi sguardi da declinare in numerosi campi differenti. Nei primi incontri che abbiamo tenuto a gennaio sono emersi degli spunti di riflessione sul turismo, sul patrimonio, sulla didattica… E’ un tema che si allarga e speriamo che possa essere il punto di partenza per una riflessione collettiva e partecipata sull’arte rupestre, anche con gli altri parchi e luoghi di cultura, con il territorio, la cittadinanza e le istituzioni. Vogliamo proporre un nuovo dibattito, che abbia un’attitudine critica, consapevole ed aperta”.

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Il meta-parco è stato protagonista, ad inizio anno, di quattro incontri online: qual è stata la reazione di chi vi ha partecipato e come vi aspettate possano reagire i camuni?

“Le reazioni sono state diverse: più che il progetto abbiamo presentato il contesto. Molte persone erano incuriosite, altre preoccupate che il metaparco potesse prendere il sopravvento, altre hanno capito poco e sono rimaste sorprese. Ma questo non ci spaventa: l’attitudine del metaparco è anche di aprirsi a nuovi sguardi, non voler definire e semplificare. La confusione di quegli incontri è stata positiva. Speriamo che i camuni reagiscano bene: l’obietivo non è di dare risposte, quello c’è la didattica tradizionale dei parchi, il metaparco pone delle domande, non sempre comode, ma che pongono dei problemi interessanti”.

Domenica, quindi, l’inaugurazione, che non sarà il classico evento promozionale vero?

“Il metaparco viene inaugurato il 18 luglio con due eventi: il primo è alle ore 03:30 della notte tra sabato e domenica, con una visita in notturna in un itinerario inedito sull’arte rupestre. Alla fine, ci sarà una piccola premiazione per premiarci della nostra forza di volontà. Alle 10:00, invece, un evento di presentazione più classico e rilassato, con una breve visita al parco ma sempre nell’ottica del metaparco ed un breve aperitivo. Ci sarà chi sceglierà uno dei due eventi: noi speriamo che qualche intrepido li scelga entrambi. Gli eventi si chiamano ‘Dr. Jekyll’ e ‘Mr. Hyde’, speriamo che qualcuno voglia unirli nella stessa giornata!”

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