Il Dpcm parla chiaro: fino al 6 gennaio gli impianti sciistici devono rimanere chiusi. Dal 7, se la situazione pandemica lo permetterà, anche in Vallecamonica potranno riaprire i comprensori. Intanto, la neve che sta imbiancando le montagne proprio a ridosso del ponte dell’Immacolata, quello che da sempre dà il via alla stagione invernale, sa di beffa.
Gli operatori stanno continuando a mantenere battute le piste, ma le vacanze di Natale non saranno come gli altri anni: né i pendolari né i proprietari delle seconde case potranno accedere agli impianti. Non ci sono prenotazioni per le settimane bianche, che solitamente iniziavano dopo l’Epifania e duravano fino a fine febbraio, anche a causa dell’impossibilità viaggiare in Italia. Perciò nel comprensorio Ponte di Legno-Tonale si parla già di perdite per almeno il 70%.
Il presidente della Sit Mario Bezzi, interpellato dal Giornale di Brescia, ha dichiarato: “Non avremo ormai alcuna convenienza ad aprire gli impianti il 7 gennaio, ma lo faremo per l’indotto e le attività economiche collegate, perché riescano a recuperare qualcosa”.
Già perché non c’è solo lo sci, ma tutto un mondo che gli ruota attorno: ristoranti e bar, negozi, agenzie, alberghi. A rilasciare dichiarazioni alla stampa è il gestore dello storico hotel Mirella di Ponte, Andrea Bulferetti, con decennale esperienza nell’ambito turistico e dell’accoglienza in montagna: “La situazione è profondamente incerta, in queste condizioni è meglio rimanere chiusi. In cinquant’anni che svolgo questa attività ritengo che il prossimo Natale sarà veramente unico, ma in negativo”.
Spostandoci più a sud, nel comprensorio Borno-Monte Altissimo Demis Zendra di Borno Ski area è drastico: “Quello che abbiamo perso e perderemo non lo recuperiamo più. Per questo auspichiamo in ristori adeguati da parte del Governo. Da parte nostra, a gennaio dovremo cercare una formula per favorire lo sci in settimana ed evitare assembramenti”.