Indagini chiuse e nessuna aggravante contestata. Con questi presupposti per Bettino Puritani, in carcere con l’accusa di omicidio volontario per la morte, avvenuta il 2 giugno scorso a Esine, di Vincenzo Arrigo (foto), ci sarà l’udienza preliminare.
Il caso è quello consumatosi in un contesto di degrado sociale e vita ai margini. La vittima fu Vincenzo Arrigo, 59 anni, originario di Darfo, super teste nel processo d’appello bis per la strage di piazza Loggia, ucciso a roncolate dall’amico Bettino Puritani, 53 anni.
Lo stesso Puritani, su decisione del tribunale, stava ospitando da mesi la sua vittima, ai domiciliari per stalking, e proprio nell’appartamento in centro a Esine è sfociata la lite notturna, degenerata con l’assassinio di Arrigo.
Puritani sarebbe sceso per strada alla ricerca di una sigaretta ma, rientrando a mani vuote, avrebbe scatenato l’ira di Arrigo. Che, stando alla ricostruzione e alle immagini in possesso degli inquirenti, lo avrebbe aggredito per primo, salvo poi essere disarmato e colpito. La colluttazione finì nel vicolo fuori casa, con il 59enne che morì quasi sul colpo per i fendenti e il 53enne che non si allontanò dalla scena del crimine, arrestato dai Carabinieri di Breno nella notte.
Con la chiusura dell’inchiesta il legale di Puritani, l’avvocato Michela Borra, potrà accedere agli atti e proverà a chiedere il rito alternativo, un processo in abbreviato, sostenendo si tratti di un delitto preterintenzionale proprio perché ad aggredire per prima sarebbe stata la vittima. Anche per il gip, però, non si trattò di legittima difesa.