E’ ripreso con la deposizione di Silvia Garattini il processo a carico dei vertici della Cascina Clarabella, la struttura in cui Nadia Pulvirenti, 25 anni, il 24 gennaio 2017 fu uccisa da uno dei suoi ospiti della residenzialità leggera, Abderrahim El Moucktari.
Secondo Garattini, medico del lavoro oggi in pensione ed all’epoca dei fatti Direttrice del Servizio Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Ats Brescia, il documento di valutazione dei rischi che era stato stilato nel 2011 dalla cooperativa Diogene, di cui Pulvirenti era dipendente, era “carente”, oltre a non citare la residenzialità leggera ed a non parlare di rischio di violenza.
Garattini ha rivelato che le carte indicavano che in caso di pericolo bisognava “avvisare le forze dell’ordine ed il dipartimento di salute mentale”. La Dottorressa ha anche ricordato che dei cinque infortuni già verificatisi dentro la struttura, due erano legati ad infortuni causati da pazienti, e che la vittima non aveva “fatto una formazione specifica per riconoscere segnali di pericolo nei comportamenti dei pazienti”. Il processo riprenderà il 2 febbraio, quando saranno sentiti gli ultimi testi del pm ed i consulenti del pubblico ministero.