Il decreto riaperture del 21 aprile approvato in Consiglio dei Ministri si basa su nuove regole, tra le quali l’apertura delle attività di bar e ristorazione con servizio al tavolo fino alle 22, ma a una condizione: che il servizio si svolga esclusivamente all’aperto. Per molti ristoratori, in città e località marittime, è stata una boccata d’ossigeno. Lo stesso non si può dire per gli esercizi situati in montagna, dove la primavera tarda ad arrivare e dove i piccoli locali sono spesso sprovvisti di uno spazio esterno in cui accogliere i clienti.
Con queste premesse la Comunità Montana di Vallecamonica ha annunciato di aver scritto al Ministro Garavaglia e all’UNCEM chiedendo una deroga per i territori di montagna. “La sola ristorazione all’aperto ci penalizza fortemente, perché le nostre attività si trovano in località montane e la sera è quasi impossibile stare all’aperto per cenare. Inoltre molte attività non dispongono affatto di spazi all’aperto” dichiara il presidente camuno Alessandro Bonomelli in seguito ad una disamina condivisa con i vari sindaci del territorio.
“Questo decreto danneggerà le piccole attività che sono la spina dorsale del turismo locale: agriturismi, centri benessere e piccoli alberghi a conduzione famigliare” prosegue Bonomelli. La Valle aspetta dunque una deroga a tale decreto, per permettere a tutte le attività di poter lavorare, sempre nel rispetto delle normative Anti Covid, anche in territori montani.