E’ a tutti gli effetti una svolta, quella che si è consumata giovedì nel processo a carico di Silvia e Paola Zani e Mirto Milani per l’omicidio di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di Temù il cui corpo fu trovato ad agosto 2021 vicino al fiume Oglio in Alta Valle.

Durante l’udienza davanti alla Corte d’Assise Silvia Zani ha infatti voluto rilasciare una dichiarazione spontanea con cui ha di fatto preso le distanze dal suo ormai ex fidanzato Mirto Milani, attribuendogli l’idea iniziale tramutatasi poi nell’assassinio della madre.

“Quando ho ucciso mia mamma ero convinta che lei volesse ucciderci”, sono state le parole di Zani, “ora non ne sono più convinta. Ho paura che mi abbia manipolato Mirto”. Parole che vanno a creare una vera e propria frattura in quello che gli inquirenti avevano definito “trio criminale”, che nell’udienza del 30 marzo scorso si era diviso le responsabilità di quanto accaduto.

Ora, invece, Silvia Zani accusa Milani di essere stato l’artefice dell’omicidio: una mossa che ne segue un’altra, avvenuta sempre giovedì mattina in apertura di udienza, quando il suo difensore aveva chiesto alla Corte d’Assise che fossero evitati incontri tra la sua assistita Zani e Milani.

Proprio quest’ultimo ha anche lui rilasciato una dichiarazione spontanea, ammettendo i ripensamenti di Silvia ma dicendo anche che i tre si erano trovati in una “ruota infernale, in cui uno usciva e l’altro entrava”. Milani ha anche sottolineato che quando lui e Silvia hanno raccontato a Paola del loro “piano criminoso”, lei sarebbe potuta andare dalle Forze dell’Ordine, “e lo doveva fare”, ha aggiunto, “così avremmo evitato di fare quello che abbiamo fatto”. Durante l’udienza, inoltre, hanno parlato le amiche della vittima, mentre le parti civili hanno rinunciato alla deposizione della madre di Milani, che sarà convocata in un’altra udienza.

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