In alcune prese di posizione capita spesso di vedere contrapposti il Giorno della Memoria (27 gennaio – vittime dell’olocausto) e il Giorno del Ricordo (10 febbraio – massacri delle foibe ed esodo giuliano dalmata) quasi che i diversi colori politici che fanno da sfondo ai due momenti siano l’essenza che giustifica uno scontro. In realtà al centro del dovere di commemorazione c’è l’inammissibilità etica della violenza, in particolare se scatenata da ragioni etniche, un dovere che travalica le barricate e gli interessi di parte.

La settima uscita della collana di Racconti a tema Resistenziale edita dal Museo della Resistenza di Valsaviore, dimostra come i due momenti possano essersi intrecciati nella vita di una famiglia, disegnando contesti complessi, drammatici e densi di tensione sull’asse Istria – Val Saviore.

In coerenza con la sesta uscita, questa settima si pone come volume secondo di una serie dedicata ai racconti di donne nella Resistenza, tema caro a questi ultimi anni anche a correzione di una storiografia nell’immediato che aveva centrato gli studi sulle imprese epiche al maschile, dimenticando ruoli rosa spesso tutt’altro che secondari.

La collana nasce con il duplice scopo di fermare il ricordo di alcune persone simbolo, possibilmente a partire da testimonianze di prima mano, mettendole a disposizione dei lettori in un formato agile e semplice, in modo che i libretti possano essere utilizzati come sussidi nell’attività didattica, in particolare a scuola.

In questo caso la complessità dei temi, l’intrico della vicenda, il diversificarsi dei contesti rendono questo volume il più impegnativo della serie, spendibile quindi con maggiore facilità nelle classi ‘alte’. In questa prospettiva sono numerosi e molto significativi gli agganci possibili fra la vicenda e i contenuti di insegnamento e si giustifica l’assenza di schede operative.

Il fatto che il racconto sia stato scritto per un pubblico giovane, ma non bambino, rende il testo piacevolmente fruibile da parte degli adulti ed offre, a corredo della vicenda, alcune schede descrittive del contesto e delle vicende macrostoriche che facilitano la comprensione di eventi spesso poco noti nei loro caratteri generali.

Particolare, in questo caso, il ruolo dell’autrice che si trova ad agire nel contempo come figlia della protagonista, protagonista che si racconta in un’audiocassetta autoprodotta, segretamente conservata e ritrovata solo dopo la sua morte.

Il lavoro di analisi del documento, come logico, ha visto una selezione dei fatti finalizzata a riservare ai parenti le vicende familiari e ad organizzate i materiali inseriti nell’edizione pubblica in modo che non si avvertano ‘tagli’.

Dato il contesto e considerato il livello di densità drammatica è facile intuire quanto possa essere stato difficile tenere sotto controllo il dato emotivo e individuare una linea di equilibrio che escludesse il rischio di scadere nella retorica o in una proposta asettica. 

Altrettanto singolare il racconto della protagonista Aurelia Maffeis che, sebbene involontariamente, costringe a rivedere alcuni preconcetti di cui spesso siamo portatori, muovendosi in un contesto temporale che copre buona parte del ‘900, dalla Prima Guerra Mondiale alla Seconda, passando per fascismo, Resistenza, Foibe, attraversando orizzonti caratterizzati da emigrazione, fame, paura, speranza.

Un’esperienza di vita che nell’introduzione Guerino Ramponi accosta all’Odissea ma che per alcuni aspetti ci ricorda la vicenda di Gulliver, condannato ad essere non ciò che è, ma ciò che gli altri ritengono sia. Una precarietà dell’essere e del vivere tremendamente vicina al presente di alcuni, capace di porre al centro un senso di relatività dilaniante, comune alla Storia e al sentire letterario di sempre, al punto che diventa normale trovarsi a considerare come la vita sappia costruire trame di cui la fantasia non è capace.

Riferimenti bibliografici: Katia E. Bresadola, Racconti di donne nella Resistenza, vol. 2, Museo della Resistenza di Valsaviore, Tipografia Valgrigna, Esine, 2020. Illustrazioni di Sabrina Valentini.

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