La provincia di Brescia e la Vallecamonica si trovano tra la Fascia E e la Fascia F delle cinque zone climatiche in cui è suddiviso il territorio nazionale. Se da regolamento in queste zone il riscaldamento si poteva accendere dal 15 ottobre, con il nuovo decreto firmato giovedì dal Ministero della Transizione Ecologica per definire il Piano di riduzione dei consumi di gas naturale, il periodo di accensione degli impianti per la stagione invernale 2022-2023 viene accorciato di 15 giorni, posticipando di 8 giorni la data di inizio e anticipando di 7 la data di fine esercizio. Inoltre verrà ridotto di un’ora al giorno.
Tradotto: nella Fascia E si potrà accendere per 13 ore giornaliere dal 22 ottobre al 7 aprile. Nessun limite invece per la Fascia F, quella più a nord e più fredda. Inoltre si stabilisce la riduzione di un grado dei valori massimi delle temperature degli ambienti riscaldati. Nel dettaglio, dai 18 gradi per le attività industriali e artigianali il termostato scende a 17, mentre per gli altri ambienti si passa dai canonici 20 gradi a 19.
C’è da aggiungere che i sindaci avranno un certo grado di autonomia decisionale, e in presenza di situazioni climatiche particolarmente severe il Ministero lascia che le autorità comunali emanino un proprio provvedimento motivato per autorizzare l’accensione degli impianti termici alimentati a gas “anche al di fuori dei periodi indicati dal decreto, purché per una durata giornaliera ridotta”.
Intanto nelle case private c’è chi, per far fronte alla stagione fredda, si sta attrezzando con fonti alternative al metano. Se il pellet è andato alle stelle, molti ripiegano sul riscaldamento a legna, incoraggiati anche dai Bonus 2022. Ma le stufe nuove, al momento sono introvabili e per averne una bisogna attendere mesi dall’ordine di acquisto.
I Comuni, spaventati da quelle che potrebbero essere le spese del gas per gli edifici pubblici, sono pronti a chiedere al prossimo Governo 200milioni da inserire nel dl Aiuti quater, e poi 800 milioni in legge di bilancio che potranno valere anche per il 2023 per le situazioni più critiche dei bilanci comunali, come ha spiegato il delegato alla finanza locale dell’Anci, Alessandro Canelli.