Al centro c’è la cornice, il festival è sempre più una scusa per altro.

 Il Festival 2018, presentato dalla Hunziker accompagnata da una valletta mora e una bianca, inizia con una a dir poco orrenda sigla d’apertura, devastata da inquietanti immagini segnaletiche dei cantanti. La pippata di un Rosario quasi Elio “scalda pubblico” è pessimo prologo al monologo di Baglioni, melassa così densa e farcita di retorica che nemmeno Renato Zero sarebbe riuscito pari. E poi diciamocelo francamente: uno non può presentarsi affermando che ha deciso di riportare al centro la musica e poi dopo tre quarti d’ora di festival non s’è ancora sentita una canzone e alle 21,50 si è già all’intermezzo con l’ospite.

La proposta musicale si direbbe confermare le impressioni ricevute al momento della presentazione dello staff. Non un festival al servizio della musica ma, come tradizione vuole, un festival al servizio dell’industria discografica, articolato per compartimenti, più che per generi; dentro e fuori la gara. Prodotti da svendere nei palinsesti delle radio commerciali, passaggi croce rossa a salvataggio di album passati sotto silenzio, partecipazioni ‘tributo’ buone nelle intenzioni più che nei risultati, gente che passa alla cassa a ritirare il guadagnato degli anni precedenti, qualche pezzo ruffiano, scritto più per calcolo che per ispirazione, farcito di retorica, gente che senza rendersene conto si sta trasformando in animale da Sanremo. Rare le eccezioni, come i casi di Vanoni, Barbarossa e Biondi, più alieni di Mina.

Grosso modo la formula di Baudo, appesantita da una selezione più colta e meno immediata. Anche perché il Pippo nazional popolare, che presentava due di tutto in modo da portare in finale almeno uno di ogni cosa, aveva dalla sua la scaltrezza della polemica pilotata: al festival devono esserci il cane da criticare, le primedonne che daranno spettacolo graffiandosi la faccia, la bella voce che accontenta i nostalgici, il trasgressivo socialmente non pericoloso, che poi magari funziona e puoi dire che “questo l’ho scoperto io”. Da quanto si è visto quest’anno si punta ancora sul contorno. Considerata l’età media dei partecipanti, la perfezione sarebbe stata una proposta senza ospiti e con la conduzione affidata a Paolo Limiti.

PS: qualcuno dica alla RAI che la gente normale durante la settimana lavora, non può tirare l’una a guardare Sanremo e alle 5 essere operativa.

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