Il 19 giugno del 2017 l’ultraleggero Fk9 si schiantò contro una parete di roccia in Val Malga, nel territorio di Sonico, provocando la morte di pilota e passeggero, entrambi belgi.
Mercoledì al termine di un’udienza di sei ore in tribunale a Brescia il pm Pappalardo ha esaminato tre testimoni: un ufficiale di polizia giudiziaria, il comandante del Soccorso Alpino Guardia di Finanza e il consulente tecnico dell’accusa Achille Mannini.
Quindi è stato interrogato l’imputato, l’imprenditore belga Didier Coddens, il manutentore dell’aereo, accusato di omicidio colposo plurimo ed assistito dall’avvocato Andrea Puccio.
Secondo i periti l’errore di manutenzione commesso alcune settimane prima del volo avrebbe provocato la rottura del carburatore e l’ultraleggero Fk9 diretto sul lago di Garda si è schiantato. In particolare una membrana del carburatore sarebbe stata montata in modo errato e si sarebbe deteriorata fino a rompersi, rendendo l’aereo ingovernabile mentre sorvolava l’alta Vallecamonica.
Coddens in aula ha spiegato, mostrando dei pezzi analoghi a quelli dell’Fk9, la manutenzione dei carburatori e come avviene il montaggio e lo smontaggio della parte meccanica, che era stata affidata ad un suo operaio con oltre 15 anni di esperienza e che, ha detto, lui stesso aveva controllato prima di riconsegnare l’ultraleggero ai proprietari.
A Brescia anche il consulente tecnico della difesa, ingegner Francesco Nitti. L’assenza di guasti, secondo l’esperto, sarebbe dimostrata anche dal fatto che, prima di quel volo, l’aereo aveva volato per nove ore.
Si torna in aula il 15 gennaio ma, il 20 dicembre, a sette anni e mezzo dai fatti, il reato di omicidio colposo potrebbe essere prescritto.