E’ passato un anno da quella che è diventata una delle tempeste che più hanno danneggiato il territorio camuno: tra il 27 ed il 30 ottobre 2018 “Vaia” sprigionava tutta la propria potenza in un territorio che comprendeva Lombardia, Trentino e Veneto, le tre regioni maggiormente colpite, ed i cui danni sono ancora visibili. Restando in Lombardia, in tutto sono stati 4.600 gli ettari distrutti ed 800mila gli alberi caduti o schiantati.
La Provincia di Brescia, in particolare, è stata la più colpita della regione, con la Vallecamonica che, in quei giorni, si trovò alle prese con strade chiuse, interruzioni di elettricità e, soprattutto, grandi aree boschive che non sarebbero più state le stesse.
Le zone più colpite sono state quelle all’interno del Parco dell’Adamello, la Val Malga a Sonico, il Crocedomini (con la strada che conduce all’omonimo passo rimasta chiusa fino ad agosto), la Valle dell’Allione e la Valsaviore; Vaia arrivò anche sul Sebino bresciano, colpendo la Valle dei Togni a Pisogne, la zona di Casere a Sale Marasino e la Valle di Gasso tra Marone e Zone.
Immediati gli interventi messi in atto dalla Comunità Montana per far fronte all’emergenza, grazie anche al milione e 900mila euro messo a disposizione (a fronte però dei 10 milioni richiesti) per la realizzazione di 18 interventi, tutti conclusi dai Consorzi forestali locali.
Ma c’è ancora molto lavoro da fare: 600 ettari di bosco risultano ancora spianati; alcune zone sono difficilmente accessibili, per altre, invece, mancano i fondi necessari per avviare i lavori di sistemazione e di bonifica.
Il legno recuperato, invece, è destinato alle segherie, tramite delle aste indette dai Comuni, diventa cippato o finisce (grazie ad un accordo firmato dai Consorzi) nella centrale a biomassa di Temù.
Per quanto riguarda le aree colpite, infine, solo il tempo e la natura potranno ripopolarle di alberi: la stima è che ci vogliano 100 anni per rivedere il verde tornare a colorare quei boschi.