L’attività di tutela della Soprintendenza porta non di rado, anche in Vallecamonica, a nuove scoperte, che arricchiscono la carta archeologica e contribuiscono a riportare alla luce frammenti di storia passata.

È il caso del recente ritrovamento di Ono San Pietro – uno dei pochissimi comuni valligiani che non avevano ancora restituito evidenze archeologiche – avvenuto nell’estate del 2019, durante i lavori di scavo per la realizzazione della strada di collegamento tra le vie Mossino e Zeva e di parcheggi sotterranei.

Alle opere si è rinunciato, poiché la Sovrintendenza bloccò i cantieri, ma subito si è proceduto a un progetto di promozione dell’inattesa area archeologica: ora il sito permette di osservare dall’alto i resti del piccolo insediamento di epoca romana, con tanto di pannelli esplicativi.

Tra i rinvenimenti sono state catalogate tre strutture interrate di dimensioni piccole e medio grandi, da 2 e fino a 6 metri, con murature in pietra, riferibili a un insediamento alpino d’età romana risalente alla media e tarda epoca imperiale, oltre a un quarto edificio del medesimo periodo, forse comunicante con i primi; grossi blocchi di pietra che potevano costituire un muro di terrazzamento, un deposito ricco di carbone, alcune buche sparse e vaste superfici di pietrame, frammenti di vasellame, materiale ceramico, oggetti metallici e contrappesi litici usati probabilmente per il funzionamento di telai.

Grazie a un contributo regionale per la valorizzazione del sito, la Sovrintendenza ai Beni archeologici, nella persona del funzionario Serena Solano, studiosa degli insediamenti della Vallecamonica romana, è stata realizzata anche una pubblicazione, parte della collana “Archeologia preventiva e valorizzazione del territorio” e intitolata “Un villaggio di età romana a Ono San Pietro”. Serena Solano ha illustrato giovedì scorso a Ono il libro sul ritrovamento archeologico. Il volume è disponibile presso il municipio.

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