L’agitazione sindacale indetta a fine settembre dalla Filcams Cgil per i lavoratori e lavoratrici esterni dei Parchi Musei Nazionali della Vallecamonica prosegue. “La Direzione Regionale sembrava volesse un confronto, poi, il silenzio”, fanno sapere i dipendenti esterni dei Musei nazionali camuni che si sono ritrovati, da un giorno all’altro, con un monte ore mensile di lavoro drasticamente ridotto dopo la decisione di ridurre gli orari di apertura dei siti presenti in Lombardia (tra cui il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, il MuPre ed il Museo Archeologico Nazionale della Vallecamonica) alla sola mattina, dalle ore 08:30 alle 14:00, dal martedì alla domenica.
Decisione che era stata ricondotta alla carenza di personale interno del Ministero della Cultura e non, come segnalato dai siti ufficiali della Direzione, al consueto passaggio dall’orario estivo a quello invernale (che in passato non ha mai portato alla totale chiusura pomeridiana).
Quello che i dipendenti lamentano è la mancata comunicazione preventiva del cambio di orario, in una situazione gà critica, che prevede una paga lorda di 6 euro e 25 centesimi all’ora. “Siamo davvero stanchi di essere invisibili!”, è il grido di lavoratori e lavoratrici che da mesi stanno continuando a far sentire la propria voce ed a tenere alta l’attenzione sulla loro condizione.
Per questo, davanti all’ingresso del Parco di Naquane, è stato appeso uno striscione ed un comunicato: “I lavoratori esterni”, si legge, “da anni lavorano in modo precario e non stabilizzato nei tre siti nazionali della Vallecamonica.
Dopo questa ennesima chiusura senza preavviso chiedono siti aperti e stipendi dignitosi. Un patrimonio culturale così straordinario deve essere promotore di benessere sociale e rispetto dei diritti, prima di tutto per chi quel patrimonio lo custodisce e lo riconosce, non causa di precariato e sfruttamento del lavoro”. Un gesto che si spera possa smuovere le acque, portare ad un confronto e, perché no, fare in modo che anche la politica camuna possa intervenire a favore di luoghi simbolo della propria cultura e di chi vi lavora.