Monno, 10 marzo. Il pomeriggio della domenica sta volgendo al termine. Le montagne si pennellano di blu e la neve poco sopra l’abitato parla di un inverno che non ha voglia di sciogliersi. Parte di questi colori li troviamo anche sul grande tavolo da lavoro e nell’angolo delle matassine. Un arcobaleno intero di filati è ordinato a seconda delle tinte e delle necessità delle ricamatrici. A Ca’Mon è arrivata l’ultima mezz’ora della due giorni Tra disegno e ricamo, ma sembra proprio che le donne non abbiano fretta di lasciare il tepore della sala.

Sarà così anche per i prossimi corsi? A calendario per questa primavera se ne sono fissati altri tre: filet a rete, cucina e sfilato. Elena Turetti, progettista culturale che Ca’Mon l’ha visto nascere, appoggia il materiale di lavoro e inizia a raccontare. In sottofondo, il chiacchiericcio delle donne non si arresta. A tratti sommesso, a volte tumultuoso come la pioggia degli ultimi giorni, sale e scende seguendo l’ago nella stoffa.

“Vorremmo che questo lavoro sulle cosiddette arti femminili si ampliasse a tutte le persone, a prescindere dal genere.” Un lavoro che conta alle spalle numerosi pomeriggi condivisi negli stanzoni dell’ex asilo di Monno. “Un lavoro all’inizio semplicissimo di documentazione, ascoltando le testimonianze delle donne e cercando di capire quale fosse la motivazione che portava ognuna di loro a conservare questo sapere.” A conservarlo e a trasformarlo in una parte significativa della propria giornata. “È nata prima l’intenzione, all’inizio un po’ casuale, d’incontrarsi e poi quest’intenzione primaria si è consolidata. E non abbiamo più smesso.”

Le donne sono dapprima un po’ diffidenti di fronte al nostro registratore: presenza tecnologica in un’atmosfera di punti pieni, catenella, Rodi e persino inventati al momento. Poi lasciano che i disegni della memoria si facciano spazio tra l’ago, il filo e la stoffa del presente. In molte hanno appreso a ricamare da bambine, con i corsi delle suore di cui serbano il ricordo. Partecipare diventa un’occasione per sviluppare sì un progetto, ma anche per vivere in prima persona lo stimolo di migliorarsi, imparando qualcosa di nuovo.

E, soprattutto, di quel “fare qualcosa insieme” in un luogo di comunità che – al pari della tecnica manuale – si desidera preservare con affetto e dedizione. Ma c’è anche chi viene dalla lontana Venezia e che ha colto la possibilità di fermarsi a dormire. Nella forza del gruppo, tra chi apprende e chi insegna, chi si scambia i punti, si respira la bellezza della diversità. Sono loro: le donne dei fili, come le chiama Elena.

Un estratto dall’intervista ad Elena Turetti

“In questi mesi di sperimentazione abbiamo scoperto che tra disegno e ricamo c’è una relazione piuttosto complessa. Dato un disegno possono esserci tantissime soluzioni in termini di ricamo e viceversa. Quindi ci siamo proprio immaginati che queste due arti s’incontrassero a metà e l’una influenzasse l’altra.” Partire dal contenuto e, soprattutto, dalla motivazione, quindi: la tecnica viene dopo, senza passare in secondo piano.

Dei contenuti che si partoriscono sulla tela vediamo prima le rappresentazioni su carta. C’è chi parte da una fotografia, chi dalla sua riproduzione. Chi passa alla lavagna luminosa per accertarsi che le foglioline raffigurate trovino corrispondenza nel mondo reale. E nell’osservare con attenzione chi si cimenta in un nuovo progetto, ci sembra di non riuscire più a distinguere la distanza tra allieva e maestra. Una linea di demarcazione che si fa sottile, tanto quanto una riga tracciata al punto erba.

Ci si scambiano le idee sui migliori aghi da usare. C’è chi sostiene che quelli con la punta a sfera scivolino meglio sulla stoffa. Qualcuna preferisce l’ordine del telaietto, altre la libertà del sentire la tela che fa presa tra le mani. A prendere vita sono forme vegetali, cuori, chiesette alpine e persino il fumo dato dall’incenso bruciato. Anche nei risultati delle opere in divenire si respira tutta la bellezza della diversità. Un presupposto che permette ai gruppi di “funzionare” meglio e che ci fa venire ancora più voglia che sbocci primavera.

Le interviste ad Elena Turetti e ad alcune tra le ricamatrici che hanno preso parte al corso si potranno ascoltare durante la puntata di VocePRESENTE in onda dopo le 10 di mattina di venerdì 22 marzo. La puntata si potrà poi riascoltare in podcast dalla pagina della trasmissione.

Share This