3 maggio 2024, è venerdì sera e il Polifunzionale di Berzo Demo è affollato. Il Direttore di ARPA Lombardia, Fabio Cambielli, si sofferma su tre punti in particolare: rifiuti, suolo e acque di falda. Il tema di fondo è sempre lo stesso: i 37.500 metri cubi ad alta, altissima, concentrazione di fluoruri di cianuro. l’Assemblea pubblica “Ex Selca-Una minaccia per la Valcamonica ed il Lago d’Iseo che richiede una soluzione urgente” ripercorre una storia ormai nota: quella del rischio ecologico a (e oltre) Forno Allione.

Il contesto

L’incontro, ampiamente pubblicizzato a mezzo stampa, è promosso dall’Unione dei Comuni della Valsaviore, da Legambiente Lombardia e dalle associazioni del territorio. Ampiamente rappresentata la realtà politica, sia della valle che del lago, tant’è che il dibattito in un paio di punti rischia la deriva da tribuna elettorale. Ma il focus resta saldamente tecnico: come risolvere la presenza di questi rifiuti tossici, dati dalla lavorazione dell’alluminio? Come fare fronte alla spesa – stimata – di 20 milioni di euro necessari allo smaltimento con spostamento all’estero? E, soprattutto, come salvaguardare lo stato delle nostre falde acquifere?

Molte domande, che richiedono prima di tutto una chiarezza, non solo scientifica, ma anche giuridica. E sentenze, ricorsi, ordinanze, a vari livelli, dall’anno del fallimento della Selca (2010) ad oggi si sono susseguiti in tempi pressoché serrati. L’ultimo atto di questa fitta cronologia risale a pochi giorni fa, quando il TAR di Brescia ha dichiarato inammissibile il ricorso della curatela contro l’ordinanza comunale di rimozione dei rifiuti.

Rifiuti che, negli ultimi anni, se da un lato hanno visto il progressivo deteriorarsi delle infrastrutture di copertura e hanno intaccato il suolo circostante, dall’altro sono stati posti all’attenzione degli Enti. Come precisa Cambielli, l’ARPA monitora le condizioni del sito e di ciò che ospita con controlli di tipo mensile, trimestrale e annuale, secondo diversi parametri. Ponendo rimedio dove possibile ed analizzando lo stato di salute ambientale del posto. Con Cambielli abbiamo avuto modo, alla fine dell’incontro, di approfondire il ruolo che anche la società civile è chiamata a giocare. Ecco un estratto dall’intervista:

Breve estratto dall’intervista a Fabio Cambielli

L’iter

La storia del sito e delle vicende ad esso legate viene ripercorsa anche dal Sindaco di Berzo Demo, Giambattista Bernardi. Una questione che richiede unità d’intenti. E, al netto del mancato intervento del curatore fallimentare, ora che c’è la sentenza del TAR è importante capire dove portare i rifiuti per liberare l’area. Di siti adatti in Italia non ce ne sono; si era sì individuato un impianto in Austria, ma la concentrazione di fluoruri è talmente alta che supererebbe il limite consentito per le acque reflue emesse dal processo di dilavamento. L’Austria ha quindi posto un alt temporaneo per prendere meglio in esame la questione: la risposta definitiva quanto alla disponibilità di farsi carico dei rifiuti area ex Selca è attesa entro fine maggio 2024.

Sulla recentissima sentenza del TAR si è positivamente espresso anche l’Assessore regionale all’ambiente e al clima, Giorgio Maione, assente per impegni precedentemente fissati, presente tramite lettera letta in sala. In questa, sottolinea come “il tema legato alla bonifica della Selca di Berzo Demo è finalmente centrale nelle politiche ambientali della Regione Lombardia.”

Nel frattempo, è importante prendere coscienza, in modo chiaro, di quanto sin qui fatto, delle vie percorribili e di cosa ha comportato, nel corso degli anni, una serie di stop e cambi di rotta nel processo di bonifica dell’area. Come sottolinea in apertura Damiano Di Simine, Responsabile Scientifico Legambiente Lombardia, “essendo fallita l’impresa, ci troviamo di fronte ad un sito orfano, uno dei tanti in Italia”. Un sito che desta preoccupazione per la diretta connessione con il Fiume Oglio. Un sito, il cui sistema attualmente in essere è temporaneo, costoso e non esente da rischi (pensiamo all’eventualità di un fenomeno alluvionale). Necessita perciò di una messa in sicurezza definitiva.

Riportiamo di seguito una sintesi (mostrata dal relatore Cambielli nel corso dell’incontro) dei principali provvedimenti effettuati dagli Enti nel corso degli anni:

  • in data 24.05.2004 l’Autorità Giudiziaria disponeva il sequestro di parte dei rifiuti gestiti dalla ditta Selca S.p.A. in quanto non conformi agli atti autorizzativi (successivamente dissequestrati nel 2006)
  • Nel 2023 l’Autorità Giudiziaria ha disposto una serie di accertamenti ed indagini nei pressi della Selca S.p.A., con installazione di punti di monitoraggio esterni al sito per verificare la contaminazione delle acque sotterranee.

Principali Ordinanze del Comune di Berzo Demo

  • Ordinanza, contingibile ed urgente n. 03 del 13.04.2017 con cui il Comune di Berzo Demo ha ordinato al Curatore Fallimentare l’esecuzione di interventi di messa in sicurezza di emergenza e di monitoraggio periodico delle acque sotterranee presso il sito della “Ex Selca”. Il ricorso a questa Ordinanza è stato in ultima istanza rigettato dal Consiglio di Stato con Sentenza 1763 del 14 marzo 2022, con cui lo stesso ha ribadito la responsabilità del Curatore Fallimentare nella gestione dei rifiuti (responsabilità già evidenziata dall’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato con Sentenza n. 3 del 26 Gennaio 2021).
  • Ordinanza n. 13 del 29.06.2022 con cui il Comune di Berzo Demo ordina al Curatore Fallimentare ed alla Proprietà la rimozione dei rifiuti ai sensi dell’art. 192. Il ricorso è stato rigettato con Sentenza del TAR n. 356 del 29.04.2024;
  • Ordinanza n. 01 del 23.02.2023 con cui il Comune di Berzo Demo ordina al Curatore Fallimentare ed all’Amministratore Unico di provvedere alla messa in sicurezza dei big bags indentificati nella relazione ARPA come «cumulo AB» e «cumulo N»

Diffide della Provincia di Brescia

Atto Dirigenziale n. 1959/2015 del 19.03.2015 – Diffida di porre in essere misure di messa in sicurezza di emergenza per la falda e attuazione delle procedure previste per la bonifica dei siti contaminati ai sensi del D.Lgs 152/06 (annullata con Sentenza del Consiglio di Stato n. 5668 del 04.12.2017);

Atto Dirigenziale n. 651/2023 del 03/03/2023 – Diffida alla società Buona S.r.l. di porre in essere misure di messa in sicurezza di emergenza per la falda e attuazione delle procedure previste per la bonifica dei siti contaminati ai sensi del D.Lgs 152/06.

I rifiuti, le strutture e il suolo

37.500 metri cubi di polveri che arrivano principalmente dai sistemi di abbattimento impiegati, negli anni passati, per fondere l’alluminio. Ad eccezione di una limitata quantità, sono classificabili interamente come rifiuti speciali pericolosi. Caratterizzati tutti con un lavoro enorme e l’impiego, anche, di notevoli risorse pubbliche.

I fluoruri sono presenti fino a 100.000 mg/kg: a causa della concentrazione così alta in Italia, da norma nazionale, non esistono discariche dove collocarli, rendendone necessario il pretrattamento. Volendo esser più precisi:

  • i principali composti critici (maggiormente migrabili verso l’ambiente) rinvenuti nei rifiuti comprendono: Fluoruri (fino a circa 100.000 mg/kg), Cromo VI, cloruri di rame, Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) e Cianuri;
  • ulteriori composti pericolosi presenti nei rifiuti: ossidi di titanio, ossidi di cromo VI, ossido di nichel, silice libera cristallina.

Il 15 aprile 2023 è approvato in Prefettura il Piano Esecutivo di rimozione dei rifiuti. Si stima la spesa complessiva di circa 20 milioni di euro per rimuoverli interamente; con i 2 milioni a disposizione della Curatela, risulta possibile rimuoverne circa 3.000 metri cubi. Di conseguenza, il Piano prevede una rimozione mirata, partendo da cumuli ad alta concentrazione di fluoruri. Nel frattempo, anche grazie ad un’Ordinanza comunale dello stesso anno, recentemente la Curatela ha provveduto, dopo alcuni solleciti di ARPA, a coprire alcuni cumuli e a ripristinare le pareti ammalorate di alcuni capannoni.

Per quanto riguarda il suolo, negli anni si sono effettuati una quarantina di campionamenti. Su quasi tutta l’area risulta presente un orizzonte di riporto che arriva fino ai 5 metri di spessore e che contiene materiale di origine antropica (laterizi, refrattari, ceramica, cemento, vetro, scorie, residui carboniosi) e di aspetto assimilabile a pece. Le analisi hanno inoltre mostrato la presenza di concentrazioni significative di fluoruri nel suolo e nel materiale di riporto.

Interni al sito sono presenti 16 piezometri di monitoraggio della falda e, dal 2014, risulta, in particolar modo, che le acque sotterranee soggiacenti il sito sono state caratterizzate da costanti superamenti delle CSC (Concentrazioni Soglia di Contaminazione) per il parametro dei fluoruri, con valori fino a 37.000 microgrammi / L. Fino al 2010 non c’erano: i cumuli hanno perciò cominciato a rilasciare sostanze. Inoltre, è stata accertata la presenza di fluoruri anche fuori dal sito. Si tenga presente che, nel 2023, è stata attivata la messa in sicurezza d’emergenza delle acque sotterranee con impianto di Pump and Treat con scarico nel Torrente Allione: le 7 pompe fanno da barriera per i fluoruri, risucchiando e trattando con filtraggio l’acqua prima di reimmetterla.

L’impegno per il futuro

Le soluzioni sin qui adottate sono temporanee. Ma i soldi per risolvere il problema in maniera definitiva, ci sono? Dei 20 milioni di euro stimati per bonificare l’area dai rifiuti pericolosi, 2 stanno al curatore. Sui restanti, ci si è impegnati come segue: 1 milione dalla Comunità Montana di Valle Camonica, 1,5 milioni da Provincia, 4,5 milioni da fondi ODI. Sulla cifra restante, in sala sono state avanzate promesse di ambito regionale.

Soddisfazione per la serata è stata espressa da Di Simine (Legambiente Lombardia), al quale al termine dell’incontro abbiamo chiesto cosa auspicano nell’immediato:

Breve estratto dall’intervista a Damiano Di Simine

Soddisfatto anche Italo Bigioli, Portavoce del Comitato Centraline di Valle Camonica per l’Acqua che scorre e Responsabile degli Amici della Natura di Saviore dell’Adamello: “Stasera registriamo un fatto che può essere decisivo. Siamo in tantissimi, c’è una fortissima presenza consapevole di tante persone che conoscono il tema.” Bigioli pone però l’attenzione anche su altre variabili ambientali: “E se la tempesta Vaia fosse arrivata sull’altro versante? Avremmo avuto un disastro ecologico dalle dimensioni mondiali.”

Italo Bigioli

Chiosa sulla responsabilità individuale di tutti i cittadini, a cominciare dall’epoca in cui si vedevano passare i camion con i rifiuti. Ora invece resta la preoccupazione che le persone, dopo tanti anni, smettano di credere che una soluzione si possa trovare. “Ma l’assemblea di stasera, molto partecipata, scaccia questo rischio.”

Le interviste complete a Fabio Cambielli, Damiano Di Simine e Italo Bigioli verranno trasmesse durante la trasmissione VocePRESENTE, in onda alle 10:10 di venerdì 10 maggio. Il podcast della puntata verrà caricato sulla pagina del programma.

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