Capo di Ponte ha accolto 17 rifugiati dall’Ucraina: sono donne con bambini che sono stati ospitati presso famiglie del paese o in strutture pubbliche, giunti in media Valle tramite conoscenti che già vi abitano. Ora per i capontini è il momento della solidarietà: queste persone sono fuggite senza portarsi nulla appresso.
Per questo è stato lanciato un appello alla popolazione, che potrà portare in Municipio, presso l’ufficio anagrafe, beni di prima necessità come lenzuola singole e federe, coperte e cuscini, vestiti da donna, vestiti da bambini, prodotti per l’igiene personale e cibi a lunga conservazione. Almeno due bambini inizieranno a frequentare la scuola primaria del paese e avranno bisogno dell’accoglienza di tutti per vivere questa nuova vita.
“Abbiamo visto nei loro occhi la paura ma anche la speranza, un sorriso per un giocattolo ricevuto, un abbraccio per uno shampoo” racconta il sindaco Andrea Ghetti, che confida nella generosità e umanità dei capontini. Come Capo di Ponte, numerosi altri paesi della Valle accolgono o attendono di accogliere profughi ucraini, soprattutto donne e bambini.
Sul sito della Prefettura di Brescia è stato pubblicato nella serata di giovedì il link tramite il quale può registrarsi chi vuole, a titolo gratuito o con canone, mettere a disposizione alloggi o strutture per i profughi ucraini, o anche posti e stanze nella propria abitazione. Una volta ricevuta l’offerta, la Prefettura la vaglierà e provvederà, sulla base delle esigenze riscontrate e sulla base dei dati che quotidianamente le vengono riferiti dalla Questura, alle assegnazioni. Questo per quanto riguarda i singoli cittadini.
La Comunità Montana di Vallecamonica intanto ha chiesto alla Prefettura di attivare uno specifico protocollo con l’ente, e non con i singoli Municipi, in modo da gestire in modo coordinato bisogni e servizi. Se alla Comunità montana spetterebbe il coordinamento, all’Azienda dei servizi sociali toccherà l’azione diretta, anche attraverso il coinvolgimento delle realtà del terzo settore.
