Non solo emergenza umanitaria e caro energia e carburanti: la guerra in Ucraina sta mettendo in seria fatica anche il comparto zootecnico italiano, dove l’aumento del costo del mais e la difficoltà di approvvigionamento dai Paesi dell’Est rischia di sferrare un duro colpo ad agricoltori ed allevatori, alcuni dei quali hanno già iniziato ad abbattere i capi di bestiame più anziani e meno produttivi.

I lavoratori del settore chiedono al Governo di interloquire con l’Unione Europa affinché si possa trovare un’intesa sulla deroga alla vigente Pac (la Politica Agricola Europea), che attualmente vieta una la coltivazione del 5% dei terreni coltivabili.

Nel Bresciano, questo vorrebbe dire di permettere agli agricoltori di coltivare quattromila ettari di terreno in più (il 4% di quelli coperti da Pac): un’ipotesi a cui gli imprenditori bresciani sono pronti, sostenendo che lo stravolgimento imposto dal conflitto deve spingere l’Unione Europa a garantire a ciascun Paese la sovranità alimentare.

Sono numerosi gli agricoltori della nostra Provincia che avrebbero degli ettari di terreno da destinare all’ampliamento della coltivazione del mais, ma questi chiedono che una decisione arrivi il prima possibile: le semine stanno per partire a breve.

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