Svolta nel caso di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di Temù il cui corpo, dopo tre mesi di ricerche senza esito, fu trovato l’8 agosto scorso nei pressi del torrente Fiumeclo. Martedì scorso, esattamente otto mesi dopo l’ingresso in carcere, sono giunte le prime ammissioni da parte di Mirto Milani, fidanzato di Silvia Zani, la figlia maggiore di Ziliani, anche lei –insieme alla sorella Paola- in carcere. Milani è stato sentito dal pubblico ministero in un lungo interrogatorio, durato quattro ore e durante cui il giovane (28 anni tra un mese) avrebbe ammesso le proprie responsabilità e puntato anche il dito contro le due sorelle.

Queste sono state sentite mercoledì, anche loro in due confronti molto lunghi. Le prime parole pronunciate da Milani da quando è in carcere (sia lui che le figlie della vittima si sono sempre avvalse della facoltà di non rispondere) arrivano alla vigilia della scadenza del termine dei venti giorni dalla chiusura delle indagini, stabiliti dalla legge per consentire di rilasciare dichiarazioni e produrre una memoria scritta.

Non è ancora chiaro cosa sia emerso da questi interrogatori, ma sicuramente le dichiarazioni di Milani serviranno a completare il quadro di quanto accaduto la sera dell’8 maggio 2021, quando Ziliani fu prima stordita con dei farmaci e poi soffocata con un cuscino.

Una svolta nel caso, questa, che giunge poche ore dopo la notizia del ritrovamento da parte degli inquirenti di una fossa scavata nei boschi di Temù, che secondo l’accusa sarebbe dovuta servire per seppellire il corpo della donna.

Le prime ammissioni di Milani potrebbero dare il via ad una serie di dichiarazioni che dovrebbero stabilire il ruolo delle tre persone ora in carcere, con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere, con l’aggravante della premeditazione. Non si esclude che ora possano iniziare a rimbalzare le responsabilità l’uno sulle altre, in attesa del processo che sarà celebrato davanti alla Corte d’Assise.

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