Nuovo capitolo sulla vicenda della gestione dell’acqua camuna. Con una lettera, nei giorni scorsi Acque Bresciane ha informato quindici Comuni della Vallecamonica che ne avevano fatto richiesta che potranno continuare con la gestione in autonomia del ciclo idrico.

I Comuni interessati dalla missiva sono quelli di Pontedilegno, Temù, Vione, Vezza d’Oglio, Incudine, Monno, Cevo, Saviore dell’Adamello, Cimbergo, Ceto, Braone, Niardo, Cerveno, Borno e Gianico. A questi, inoltre, potrebbero aggiungersi Breno, Esine e Paspardo, che hanno inviato la documentazione necessaria per ottenere il via libera in ritardo.

Il sì è però giunto ad una condizione: i Comuni dovranno, entro settembre, predisporre un piano di intervento di investimenti sulle reti locali da realizzare nel corso di sei mesi; interventi che includono anche l’installazione dei contatori digitali dell’acqua, che mancano in numerosi paesi.

Se nove Comuni avevano già detto sì al gestore unico, ce ne sono una dozzina che restano invece in sospeso: anche loro hanno fatto richiesta di gestione dell’acqua in house, ma Acque Bresciane ha rimandato la decisione a loro riguardo in attesa del pronunciamento, in autunno, della Corte Costituzionale sull’Ambito Territoriale Ottimale Camuno.

“Questi provvedimenti ci dicono che il fortino resiste, che ci vorrà ancora un po’ di tempo perché Acque Bresciane ci prenda”, è stato il commento di Corrado Tomasi, presidente della Siv. Alla vicenda bisogna aggiungere un’altra tessera: la Regione ha infatti escluso dai finanziamenti per la realizzazione delle opere per il ciclo idrico i Comuni che non aderiscono al gestore unico.

Una decisione “arbitraria”, dice Tomasi, “perché il provvedimento autorizzativo per le quindici amministrazioni e quello sospensivo per le dodici confermano che abbiamo diritto all’Ato. Per questo rivendicheremo quei fondi, soprattutto quelli previsti dal Pnnr”.

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