Nelle ultime due settimane di temperature eccezionali si è verificata, come delineano gli esperti, una rapida fusione dello scarsissimo manto nevoso fino a quote superiori ai 3000 metri. Una fusione talmente elevata da provocare la formazione di alcuni laghi sopraglaciali dovuti al fatto che il ghiacciaio non riesce a drenare rapidamente l’acqua.

Domenica 22 maggio gli operatori Amerigo Lendvai e Andrea Scaltriti del Servizio Glaciologico Lombardo hanno documentato la formazione di uno di questi laghi a 3140 m fra la zona del Pian di Neve e del Mandrone: ha una lunghezza superiore ai 100 metri ed è visibile anche dalle immagini satellitari.

Nei pressi del Passo Adamè sono stati misurati 145 cm di accumulo invernale per un equivalente in acqua di 565 mm. Si tratta, sottolineano i glaciologi, di valori estremamente deficitari, seppur senza una serie storica di riferimento, che lasciano precludere una rapida scomparsa del manto nevoso.

L’eccezionalità del connubio siccità invernale ed elevate temperature tardo-primaverili sta determinando una condizione di innevamento fra le più scarse degli ultimi decenni.

Mentre in quota la situazione si fa preoccupante, non va meglio in pianura: si è riunito a Milano il ‘Tavolo regionale per la crisi idrica’, riconvocato dopo la prima seduta del 31 marzo, per fare il punto sulla situazione delle risorse idriche in Lombardia, ed è stato annunciato l’imminente provvedimento di giunta con li quale verrà dichiarato lo stato di crisi idrica regionale e si disciplinerà l’applicazione ‘ragionata’ delle deroghe al deflusso minimo vitale sia sulle aste fluviali, compresa quella dell’Oglio, sia sugli altri sottobacini idrografici.

Sulla base del monitoraggio condotto in queste settimane si è confermata la persistenza di una situazione di ‘severità idrica media’ (arancione) su tutto il territorio regionale. Arpa Lombardia inoltre conferma una situazione delle scorte idriche con un significativo deficit rispetto ai dati medi del periodo. Complessivamente il manto nevoso, gli invasi idroelettrici montani e i volumi accumulati nei grandi laghi regolati sono complessivamente inferiori al 50% rispetto alla media di riferimento (2006-2020).

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