La Cassazione ha confermato quanto sancito dalla Corte d’Appello in merito alle responsabilità sul crollo della Croce del Papa di Job a Cevo. Era il 24 aprile di sette anni fa quando l’opera, inizialmente posizionata nello stadio di Brescia in occasione della visita del Papa e nel 2005 spostata a Cevo, crollò, causando la morte del 20enne Marco Gusmini di Lovere, che si trovava sul posto con il gruppo dell’Oratorio.

Marco Maffessoli, allora presidente dell’Associazione Croce di Cevo, aveva presentato ricorso di fronte alla condanna in Appello di un anno e quattro mesi per omicidio colposo, sostenendo che “i poteri di intervento economico facevano capo al Comune di Cevo”.

La Cassazione ha però smentito questa tesi, confermando che il crollo della Croce del Papa fu dovuto al pessimo stato di conservazione del legno e che, si legge, “una periodica verifica avrebbe potuto evidenziare l’elevato grado di umidità all’interno del legno”.

Secondo la Cassazione il Comune non aveva “di fatto assunto su di sé iniziative di manutenzione della Croce del Papa, cosicché gli organi dell’associazione non potevano fare alcun ragionevole affidamento sul fatto che l’ente comunale assolvesse agli obblighi gravanti per statuto sull’associazione”.

I giudici, infine, ribadiscono che Maffessoli, durante il suo periodo di presidenza, si è impegnato negli aspetti legati al marketing ed alla valorizzazione turistica dell’opera, raccogliendo anche dei fondi per le opere di completamento, senza però occuparsi della manutenzione. Da qui, la conferma della sentenza.

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