Il Pànace di Mantegazza va eliminato. La pianta, originaria del Caucaso, contiene nella sua linfa fitotossine che si attivano con i raggi Uv e causano gravi lesioni, in molti casi permanenti, all’epidermide e anche la cecità nel caso di un contatto con gli occhi. Importata come pianta ornamentale nei secoli scorsi, ha attecchito anche in Vallecamonica. Chi non la sa riconoscere e la tocca può incorrere in seri rischi.

Per questo dalla scorsa estate si è passati ai fatti, con la Comunità Montana di Vallecamonica e gli esperti Enzo Bona, botanico, e Gian Battista Sangalli, direttore del servizio Bonifica montana dell’ente che a luglio si sono mobilitati con la Guardie Forestali per il taglio delle chiome, indispensabile per scongiurare la fioritura e la successiva maturazione e dispersione delle decine di migliaia di semi che ogni pianta è in grado di produrre.

Nei giorni scorsi si è passati alla seconda fase, ovvero la rimozione delle radici delle piante non ancora andate in fiore: con l’ausilio di un escavatore sono stati estirpati e distrutti circa 450 esemplari in dieci località comprese tra Vezza d’Oglio e Breno.

Non è esclusa la possibilità, a causa della latenza dei semi, che alcune piantine germoglino a distanza di anni. Prima che sulle chiome spuntino nuovi fiori (e semi) sarà perciò necessario intervenire nuovamente.

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