Il 7 dicembre la sentenza di primo grado per l’omicidio di Laura Ziliani ha decretato la condanna all’ergastolo per il trio criminale composto da Paola e Silvia Zani, figlie della vittima, e da Mirto Milani. I fatti avvennero a Temù, in via Ballardini, nel 2021. Un paese che ha sempre cercato di non finire troppo sotto ai riflettori, macchiato, suo malgrado, dopo l’orribile vicenda.

Il sindaco di Temù Giuseppe Pasina ha affidato il suo commento sulla sentenza a Bresciaoggi: “Giustizia, per ora, è stata fatta”. Sin dal giorno della presunta scomparsa della 55enne che a Temù aveva lavorato come vigilessa, il paese aveva sospettato delle due figlie della donna e del ragazzo che era sempre con loro, ma non voleva credere a un simile delitto. “Oltre ad avere commesso qualcosa di orribile hanno preso in giro anche i 300 volontari che si sono impegnati nelle ricerche per giorni” ha detto il sindaco ai cronisti, aggiungendo con rammarico: “Temo però che ancora non si siano resi conto di ciò che hanno fatto”.

Le finestre della casa dove tutto venne architettato e compiuto, in quel fine settimana di maggio che coincideva con la festa della mamma, non si sono mai più riaperte e i sigilli sono ancora sulle porte. Le due sorelle non potranno ereditare tutti i beni della mamma ai quali miravano, come è stato appurato fosse alla base delle loro azioni criminali, dichiarandole indegne.

Resta sola la sorella mezzana, Lucia, la più fragile, affetta da disabilità cognitiva. “Dipendente in tutto dalla madre”, le sorelle l’hanno “privata dell’unico genitore superstite” scrisse all’epoca delle indagini il gip. La ragazza, tutelata dagli avvocati e seguita da professionisti, vive a Roncadelle, dove c’è anche la nonna, e sa quello che è accaduto a sua madre e che cosa hanno fatto le sue sorelle.

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