Dopo l’udienza del 2 febbraio, per l’omicidio Ziliani, in cui sono stati ascoltati i consulenti della Procura e alcuni testimoni (come l’ex compagno di cella di Milani), il processo è stato aggiornato al prossimo 30 marzo.

In quell’occasione in aula a Brescia parleranno i tre imputati, le due figlie della vittima, Paola e Silvia Zani, e il fidanzato Mirto Milani, tutti detenuti con l’accusa di omicidio volontario e sottrazione di cadavere.

Sarà presente anche lo psichiatra Giacomo Filippini, nominato dalla Corte d’Assise e che assisterà all’esame dei tre, qualora poi i giudici decidessero di far svolgere una perizia psichiatrica su di loro, per valutare se al momento dell’omicidio di Laura Ziliani erano capaci di intendere e volere.

L’udienza di giovedì è servita soprattutto a mettere punti fermi sulle modalità dell’omicidio. Laura Ziliani era già morta quando è stata sepolta vicino al fiume Oglio, nelle ore successive al delitto, avvenuto nella casa di Temù, secondo quanto ricostruito anche in base alle confessioni dei tre imputati, tramite avvelenamento e soffocamento. Dalle indagini non sono emerse fratture sul corpo né la presenza di corpi estranei. Non c’erano lesioni a livello osseo, come ha riferito in aula Andrea Verzeletti, medico legale, primario di Medicina legale degli Spedali Civili di Brescia, che ha eseguito l’autopsia sul corpo dell’ex vigilessa di Temù, svanita nel nulla l’8 maggio 2021 e trovata cadavere esattamente tre mesi più tardi.

Nel corso dell’udienza i consulenti medici della Procura hanno anche affermato che pare assodato che ci fu un primo tentativo di avvelenamento di Laura Ziliani a metà aprile 2021, tre settimane prima del delitto. Infatti sono state trovate tracce di sostanze di benzodiazepine nei capelli della vittima.

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